I Subsonica, Londra e l’Europa

di @dettobene

Non poteva mancare Londra nel tour europeo dei Subsonica che sta accompagnando l’uscita dell’ultimo album “8” e anticipando i concerti italiani che partiranno a febbraio da Ancona. Dopo Amsterdam e Dublino infatti Samuel e compagni ieri hanno fatto tappa nella capitale inglese – dove si erano già esibiti nel 2008 e nel 2014 – e ad attenderli hanno trovato l’O2 di Shepherd Bush gremita, calorosa e pronta a scoprire dal vivo i nuovi pezzi e rivivere, con la consueta empatia, gli estratti dei sette lavori precedenti. Aspettative pienamente soddisfatte per la platea dello storico locale di Hammersmith (dove fra gli altri si sono esibiti Oasis, Who e Bowie) che nelle due ore di set ha ascoltato le nuove “Bottiglie rotte”, “Jolly Roger”, “Fenice” e “L’incredibile performance di un uomo morto” (fra le migliori) e alcuni grandi classici come “Disco labirinto”, “Nuova ossessione”, “Nuvole rapide” e “Aurora sogna”, oltre all’immancabile “Il cielo su Torino”.
Ma nella città in cui vivono circa trecentomila italiani (spettatori interessati degli imminenti sviluppi della Brexit) il concerto ha avuto un valore ancora più significativo visto il concreto sostegno che la band sta offrendo all’associazione Europa Now!, che chiede più “unità e democrazia” in vista delle prossime elezioni, per un’Europa “federale, giusta e solidale”. Un’adesione testimoniata dalla campagna “#europasonoio” lanciata dai Subsonica alla vigilia del tour e dalle parole di Max Casacci nella seconda parte dello show. “Ci siamo anche inventati una bandiera dell’Europa (disegnata da Marino Capitanio ed unico elemento scenografico sul palco) quella che non c’è, o meglio che non c’è ancora – ha detto il chitarrista – visto che la narrazione attuale sembra sia limitata solamente a vincoli di bilancio, norme e istituzioni. Il sogno europeo – ha aggiunto – quello delle origini, era un’altra cosa. Mia madre da bambina si rifugiava in cantina perché arrivavamo i bombardieri e quaranta milioni di morti dopo è nata una un’idea di Europa che era differente. In questo momento siamo a metà del guado, c’è bisogno di un racconto diverso, del vostro racconto – ha sottolineato rivolgendosi ai tantissimi connazionali espatriati – diteci quale è la vostra idea di Europa e come la immaginate per il futuro. Siamo – ha concluso Casacci – per l’Europa delle persone e dei diritti ma posiamo concretizzarla solo con la nostra narrazione”.

Un breve ma intenso discorso chiuso con la citazione “We must build a kind of United States of Europe” fatta dall’eroe di casa Churchill nel 1946, mentre l’esibizione ha vissuto i suoi sudati ed applauditissimi momenti finali con “Tutti i miei sbagli” e una splendida versione di Preso Blu, dedicata ai volontari di Emergency presenti in sala e quanto mai attuale nonostante i suoi vent’anni.

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