Ken Boothe all’International Ska Festival di Londra

di Benedetto Marchese

Non capita tutti i giorni di ritrovarsi a cantare “Shanty Town” con Ken Boothe, icona del reggae e voce fra le più belle di sempre fra quelle uscite dalla Jamaica nel corso degli anni. Ma l’omaggio ad un’altra leggenda come Desmond Dekker è stato solo uno dei momenti più intensi dell’esibizione di “Mr rock steady” nella serata inaugurale del London International Ska Festival ospitato dal Grand Theatre di Clapham dal 21 al 24 aprile. Evento che ha ricreato nella capitale britannica lo spirito e lo stile dell’epoca d’oro dello ska, richiamando skin e rude boy di ogni età che hanno iniziato un lunghissimo weekend in levare proprio con l’emozionante voce del 63enne cantante di Kingston che da “When i fall in love” fino a “Crying Over You” ha riproposto molti dei brani che hanno fatto la storia del genere, in una carriera lunga più di quarant’anni e contrassegnata da successi senza tempo. “Un viaggio dallo ska al reggae” come lui stesso lo ha definito, “nel primo luogo dove la nostra musica ha messo le radici” rivolgendosi ad una platea che non ha mai smesso di ballare, sulle note di “You’re no good”, “I don’t want to see you cry” e la splendida “Artibella”, durante la quale Ken Boothe ha puntualizzato come la musica non abbia bisogno di definizioni diverse per nuove e vecchie generazioni, ma debba solo essere recepita ed interpretata con il cuore. Quello che uno dei pionieri di Studio One ha messo dal primo all’ultimo brano in quasi un’ora e mezza di concerto, alternando scatenati balletti nel suo scintillante completo avorio, al dialogo con il pubblico, parlando di amore, uguaglianza e libertà. Temi del suo sterminato repertorio dal quale sul finale, ha estratto un’emozionante versione del capolavoro “Everything i own”, punto più alto di un concerto e di un festival da ricordare a lungo.

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