Archivi tag: giuliano palma

Giuliano Palma & The Blubeaters al London International Ska Festival

di Benedetto Marchese

Quando Ferdi, Cato e gli altri Bluebeaters iniziano a suonare sul palco del London International Ska Festival il sole del pomeriggio di Londra deve ancora calare, in un caldissimo giovedì di aprile in cui la città in attesa del matrimonio reale fra William e Kate, celebra il compleanno della Regina. Tutta la city ad eccezione del Grand Theatre di Clapham, vivace quartiere a sud del Tamigi e del centro affollato di turisti, nel quale si apre l’evento prodotto da Rockers Revolt di Sean Flowerdew per celebrare il genere in levare nato in Giamaica ed esploso proprio in Inghilterra fra gli anni Sessanta e Settanta. Fra i primi gruppi ad esibirsi nella serata inaugurale che terminerà con il memorabile concerto di Ken Boothe, ci sono proprio Giuliano Palma & The Blubeaters, unici italiani in un cartellone che comprende anche Marcia Griffiths, Dave & Ansel Collins e The English Beat. Inizialmente la prima fila è tutta per i molti italiani residenti in città, ai quali si sono aggiunti anche coloro arrivati appositamente per l’evento, mentre i rudeboys di casa con Fred Perry, teste rasate e bretelle d’ordinanza osservano ed ascoltano appoggiati al bancone del bar, bevendo Red Stripe ma con l’orecchio teso verso quei ragazzi sul palco, impeccabili nei loro completi e nell’affiatamento consolidato in centinaia di esibizioni sui palchi di tutta Italia e della stessa Londra l’anno scorso. Una scena che dura per una manciata di brani, fra “Living in a footsteps of another man”, “I’m what i am” e “Testardo io”, perché col passare dei minuti uno ad uno scendono nella pista del meraviglioso teatro Vittoriano mettendosi a ballare fianco a fianco con quelli che i Bluebeaters li hanno visti un po’ ovunque ed in tutte le formazioni. L’atmosfera è quella giusta, ed il feeling fra chi sta sopra e chi sta sotto il palco prosegue anche nei pezzi successivi, da “Che cosa c’è” ad “I don’t know how i love you” fino a “Tutta mia la città”. Sono appena le otto di sera ma potrebbe essere una notte fonda dell’epoca d’oro dello ska di qualche decennio fa, perché sia la location che lo spirito del festival contribuiscono a rendere il tutto perfetto. La conferma arriva poco dopo con il finale che coinvolge vecchi e giovani skin di casa per “Be young be foolish be happy” e la travolgente “Messico e nuvole” che chiude un’esibizione all’altezza degli altri nomi di una serata, che poco dopo vede Giuliano e tutti gli altri confusi nel pubblico di Ken Boothe, a raccogliere sinceri complimenti e solide strette di mano con la meravigliosa voce di “Mr rockstready” in sottofondo. Arrivederci Londra, anche questa volta ne è valsa ogni goccia di sudore.

1 Commento

Archiviato in Music

Intervista/ Nina Zilli da Alton Ellis a Giuliano Palma: “Riferimento di stile e gusto”

di Benedetto Marchese

(Pubblicata su www.cittadigenova.com)

Una splendida voce, un singolo ed il successo del Festival di Sanremo sono stati sufficienti a Nina Zilli per sedurre l’Italia e conquistarsi l’attenzione di una scena musicale troppo spesso distratta dai fenomeni usa e getta da reality show. Nell’ascesa della cantante piacentina, fascino vintage e background artistico di tutto rispetto, c’è invece la passione di chi con la musica nasce e cresce ancora prima di farne un lavoro o una brillante carriera. Un’attitudine che Nina Zilli ha dimostrato appieno solo pochi giorni fa sul palco di un Blue Moon sold out, dove venerdì saliranno Giuliano Palma ed i Blubeaters. Proprio dalla collaborazione con il cantante inizia la chiacchierata con Cittadigenova.

Prima di Sanremo, dell’album e del film Mine Vaganti c’è stato il singolo “50mila” con Giuliano Palma, che ti ha fatta conoscere al grande pubblico e che venerdì sarà a Genova con i Bluebeaters. Lui non faceva un featuring dai tempi di “Aspettando il sole” con Neffa, e se non sbaglio è stato il primo con una donna, com’è nata questa collaborazione?
Nel corso della mia formazione musicale lui è sempre stato un riferimento di stile e gusto, ha la voce blu, di velluto, è bravissimo. In più, da dieci anni a questa parte è anche diventato uno dei miei più grandi amici. La collaborazione è nata da sola: quando hai un orecchio fino come quello di Giuliano a disposizione, gli fai sentire le tue cose subito per capire se ne vale la pena o se è meglio buttarle. Ecco, per fortuna gli sono piaciute! Finito di ascoltare “50mila” per la prima volta mi ha detto che questo era il pezzo da cantare insieme. Non puoi immaginare la mia gioia.

A distanza di pochi settimane da Sanremo sei tornata in Liguria con il nuovo tour che ti porterà in giro per i club e gli venti estivi e che qui a Genova ha fatto segnare il tutto esaurito. Cosa ti ha lasciato l’esperienza del Festival e con che spirito ti sei nuovamente calata in una realtà sicuramente diversa ma che conosci molto bene come quella dei live?
Il Festival mi ha lasciato dei momenti indimenticabili impressi nella memoria; il live beh, è il mio amore più grande quindi tornerò con il sorriso sulla faccia e tanta voglia di fare divertire le persone che amano ancora la musica dal vivo, e sono in grado di trasmetterti grandi emozioni proprio come è accaduto al Blue Moon.

Dalla passione per Nina Simone, al sound della Motown fino al reggae e al rocksteady, quanto ha influito per te a livello musicale aver vissuto diversi anni anche all’estero?
Tanto. Il primo film visto in Irlanda da bambina è stato proprio “The commitments”, il soul degli americani suonato da un branco d’irlandesi pazzi. Avevo solo dieci anni e mi sono innamorata istantaneamente della colonna sonora!. Poi Chicago, altra città dove ho vissuto, mi ha dato molti altri spunti. Abitavo proprio davanti all’House of Blues, peccato non mi abbiano mai fatto entrare nemmeno una volta perché ero ancora minorenne, ma per fortuna c’erano un sacco di negozi di vinili a prezzi stracciati. Lì ho scoperto tutte le mie etichette preferite: la Motown, la Stax, la Chess, l’Atlantic, ma anche la Studio One, gli Stray Cats, i Kingsmen, i Turtles ed il Surf, musica bianchissima che amo da morire.

Il brano di Sanremo ispirato alla pellicola di Francois Truffaut e “50mila” prestato alla colonna sonora di “Mine vaganti”; quale sarà la tua prossima incursione cinematografica e che effetto ti ha fatto vedere il balletto di Riccardo Scamarcio nel film di Ozpetek?
Due film per due canzoni, è stata una coincidenza incredibile. Penso che per ora mi accontenterò di queste due incursioni. Sono più che soddisfatta dei risultati! Quando ho ricevuto il trailer via mail mi son ribaltata dalla sedia. L’ho riguardato cento volte, Riccardo che mi canta non ha prezzo.

Il tuo background è fatto anche di diverse esperienze musicali e soprattutto d’intensa vita “on the road” prima con Chiara e gli Scuri poi con i Franziska. Ti sei formata come cantante sui palchi e a contatto con le persone a differenza di molti artisti che in questo momento scelgono la via molto più breve del reality o del talent show arrivando al successo commerciale in poco tempo. Come vivi questa situazione?
Io bene, nel senso che è una realtà che non mi tocca. Sono contenta di quello che ho fatto e di quello che faccio, le scelte degli altri non m’importano. Certo, in generale, mi piacerebbe che la tv dato l’immenso potere che possiede, invece di abbassare costantemente il livello, per una volta andasse alla ricerca della qualità.

Proprio collaborando con i Franziska hai calcato anche i palchi di molti festival europei, compreso il Rototom Sunsplash che da quest’anno si svolgerà a Benicassim. Riguardo a quest’ultimo, quanto pensi abbia perso l’Italia sia dal punto di vista culturale che musicale con il suo passaggio in Spagna?
Penso che l’Italia abbia perso il festival reggae più importante d’Europa e quindi un grande evento. Ma del resto si sa, nel nostro paese la meritocrazia non esiste. Questa è solo la punta di un iceberg secolare: Colombo, Marconi, Galileo, spero che qualcuno un po’ di vergogna la provi prima o poi, anche perché di questo passo le cose belle e le menti brillanti si estingueranno in Italia perchè tutte all’estero!.

Per stile e presenza scenica in molti ti hanno paragonata ad Amy Winehouse, è un accostamento che ti fa piacere?. Nei suoi live non mancano brani del repertorio reggae rocksteady come “Monkey man” o “Hey little rich girl”, tu ne proporrai in questo tour nel quale sarai accompagnata da musicisti di altissimo livello come gli Smoke?
Beh, mi fa piacere perché è molto brava e ama la musica che amo anch’io ma sicuramente non è lei la mia musa ispiratrice. Mi farebbe più piacere se qualcuno citasse qualche voce della Motown, della Stax, di Studio One o della Chess, perchè è li che stanno i miei riferimenti. peccato che oggi la cultura musicale e i riferimenti siano un pò “corti”. La ‘Smoke orchestra’ diretta da Jeeba è un collettivo di sfiniti, me compresa, della musica black, dal soul al reggae e rocksteady. Per prenderli in giro li chiamo ‘secchioni’ perchè hanno una groova molto difficile da trovare oggi, sono dei bravissimi soulettari e reggaettari, da paura insomma. Abbiamo la fortuna di fare quello che più ci piace, da anni, tutti insieme. Live proporremo tutti i miei brani e delle cover omaggio ai miei più adorati, da Alton Ellis a Otis Redding.

Premio della critica a Sanremo, primi posti nelle classifiche e decine di date in giro per l’Italia; sono stati mesi davvero intensi e ricchi d’impegni. Progetti e aspettative per i prossimi?
Tour tour tour fino a fine settembre, un pò di festival, un po’ di tv e..ah, poi devo scrivere qualche canzone per il disco nuovo!.

Lascia un commento

Archiviato in Interviste, Music