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A caccia di bunker in Val di Magra

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(@dettobene)

“Ho un bunker in giardino, se volete potete venire a dare un’occhiata”. È partita da queste poche parole la campagna di scavi avviata nello scorso fine settimana in un terreno di Dogana a pochi passi dall’Aurelia, dove si sono ritrovati degli appassionati di storia militare che in poche ore hanno praticamente riportato alla luce un “Tobruk”, fortificazione tedesca in cemento armato, risalente al 1944.
Impegno profuso con entusiasmo da una “sporca dozzina” del gruppo Facebook “Luni e Apuania” che raccoglie quasi mille persone interessate al recupero di immagini, documenti e memorie storiche della Val di Magra ed in particolare del territorio ortonovese che in poco più di un anno mezzo ha dato vita ad una vivace ed attenta comunità impegnata sia in attività di archivio che sul campo.

“Ho fondato la pagina nell’ottobre 2014 per recuperare un po’ di testimonianze della mia frazione di origine – spiega Franco Bernardini – visto che inizialmente il nome era “Luni e Dogana”. L’intento era quello di coinvolgere le persone avvicinandole al recupero storico in un viaggio nel tempo che mettesse in risalto luoghi e tradizioni del nostro territorio andando anche a preservare un patrimonio che dai resti archeologici arriva fino alle cartoline degli anni Settanta. Non siamo storici ma ciascuno di noi ha portato le proprie competenze e le nozioni studiate negli anni. La cosa però è un po’ sfuggita di mano – ammette sorridendo – e in poco tempo ci siamo ritrovati in tantissimi a discutere di genealogia, costumi e ovviamente fatti e luoghi della Seconda Guerra Mondiale approfonditi anche con “Linea Gotica” di Davide Del Giudice o l’associazione “92esima Divisione Buffalo”. L’intento è stato fin da subito quello di valorizzare le nostre zone facendone conoscere origini e potenzialità, segnalando anche al Museo Archeologico di Luni il ritrovamento di alcune tracce nei pressi di Villa Podestà visto che non siamo specialisti ed è fondamentale collaborare con le istituzioni”.

Base ‘operativa’ del gruppo è il bar di Marco Corsi in località Serravalle, dove davanti a carte, volumi e piantine, illustrano le fasi del ritrovamento. “Il gruppo ha aperto un’autostrada creando grande curiosità sul nostro passato – sottolinea il titolare – con il sogno di poter trovare in futuro uno spazio da cui ricavare un punto di aggregazione storico e culturale e creare magari un percorso che unisca anche tutti i ritrovamenti e le fortificazioni”.
“Avevamo questo tobruk sotto il naso ma non lo avevamo mai notato – riprende Bernardini – poi una sera nel corso di una cena con amici la signora Maria mi ha detto “Io ne ho uno nel mio terreno, ci giocavo da piccola e a breve distanza ce n’è un altro dove giocava mio figlio”. Ci ha dato subito il permesso di poter scavare così sabato e domenica ci siamo ritrovati in una dozzina con uno spirito straordinario. Finiremo in questo weekend – prosegue – ma per il momento abbiamo trovato una struttura in ottime condizioni, probabilmente mai utilizzata visto che i tedeschi avevano lasciato la zona del Parmignola due o tre giorni prima dell’arrivo degli americani. Prima delle pale abbiamo utilizzato un metal detector per non correre rischi e fino ad oggi non è emerso alcun reperto – che avremmo subito segnalato alle autorità – e con il secondo intervento provvederemo a svuotarlo dalla terra e pulirlo. Per noi è stata una bellissima esperienza – spiega – ed una doppia soddisfazione: aver scoperto e riportato alla luce una struttura storica e aver restituito alla proprietaria un luogo della sua infanzia”.

Origine e storia del tobruk le ricostruisce invece Fabio Pisani, da quasi trent’anni studioso per passione di Seconda Guerra e fortificazioni. “Personalmente ho censito circa una trentina di bunker o postazioni difesa fra Sarzana e Carrara ed è stato eccezionale poterne esplorare uno così vicino a casa. I tobruk, ideati dagli italiani in Libia e poi perfezionati dai tedeschi, erano costruiti da imprese locali su ordine dell’organizzazione Todt, specializzata nella costruzione standard di postazioni in cemento armato sui vari fronti, che arrivava in loco ed arruolava – a quanto pare con stipendio e contributi – muratori del posto che spesso lasciavano graffiti, nomi o disegni sul cemento fresco, cosa che qui non abbiamo ancora riscontrato. Le linee difensive tedesche erano formate da principali e secondarie, come questa che andava da Fiumaretta fino al Muraglione, Fossone alto e Monte Barbuto, sulla linea verde numero 2 che era alle spalle della Linea Gotica e della 1 del Cinquale, spostata più avanti per sfruttare le colline e dove si era poi fermato il fronte. Qui – prosegue – i combattimenti ci sono stati solo sui rilievi dove i tedeschi battevano in ritirata mentre i fortini della piana a supporto erano rimasti sostanzialmente inutilizzati. Costruzioni analoghe, anche più ampie, sono visibili a Porto Venere, Monterosso, Fiascherino e Marinella mentre ad Arcola ce ne hanno segnalato uno poco distante dalla ferrovia. Molti – riprende Pisani – passano anche inosservati, altri sono stati invece demoliti dopo la guerra e a mio parere sarebbe bello poter creare un vero e proprio itinerario partendo dal Forte Bastione, altro luogo importantissimo che fu liberato dal reggimento americano “Nisei”, uno dei più decorati dell’esercito che era composto da soldati di origine giapponese”.

Preparati tanto sulle ricerche quanto sui documenti, Bernardini e compagni guardano già ad altri obiettivi ai quali dedicarsi nelle prossime settimane. “Avremmo già tre bunker da esplorare – dice il fondatore della pagina – purtroppo però uno appartiene al demanio e due sono in proprietà private quindi inaccessibili mentre per quello di Arcola ci piacerebbe avviare contatti con le istituzioni di competenza appena il livello del Magra scenderà un po’. Ci informeremo sull’altro tobruk segnalato dalla signora continuando le nostre ricerche. Il nostro intento – conclude Bernardini – è quello di preservare una memoria storica che rischia di sparire o di finire seppellita da terra e piante, vogliamo valorizzare le nostre bellezze rispondendo anche alla curiosità di appassionati con la speranza che questi luoghi possano diventare un valore aggiunto per il territorio anche sotto il profilo turistico”.

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(pubblicato su Cittadellaspezia il 16 marzo 2016)

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