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“Giappone Segreto”, storie di mondi fluttuanti in mostra a Parma

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di Benedetto Marchese (@dettobene)

Danzatrici, samurai, monaci e paesaggi affascinanti sono i grandi protagonisti della mostra “Giappone Segreto – capolavori della fotografia dell’Ottocento” che sarà al Palazzo del Governatore fino al 5 giugno per celebrare il recente accordo fra Parma e la Prefettura di Kagawa nel 150esimo anniversario della firma del trattato di amicizia e di commercio fra Italia e Giappone.

Circa 140 foto originali svelano tutta la grandezza di un particolare momento storico e artistico noto come “Scuola di Yokohama” legato anche ai viaggi nell’estremo Oriente dei cosiddetti “globetrotter” europei. Da qui nasce anche l’intreccio con la città Ducale visto che fra 1887 ed il 1889 il principe Enrico II di Borbone, fratello dell’ultimo duca regnante di Parma, con la moglie Adelgonda di Braganza effettuò una lunga tappa del suo giro del Mondo proprio in Giappone da dove tornò con preziose testimonianze del connubio fra fotografia ed illustrazione: le prime stampe all’albumina colorate dagli artigiani autori delle tipiche xilografie policrome.

Avanguardia e tradizione sono perfettamente rappresentate in un percorso diviso in undici tappe che analizzano la società giapponese di fine Ottocento con le sue sfumature culturali ed ideologiche. Lo fa attraverso gli scatti di Ogawa Kazumasa, Adolfo Farsari, Kusakabe Kimbei e molti altri, passando dai contesti di vita quotidiana al teatro; dai luoghi sacri e religiosi fino all’universo femminile con la figura della donna come filo conduttore alternativo.

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Ciascuna stanza è caratterizzata da un diverso colore e separata dalle altre da mini sezioni arricchite da oggetti differenti come i documenti di viaggio di Enrico II e consorte, album con copertine laccate, un’armatura, maschere di scena, una straordinaria serie di biglietti da visita di attori teatrali, tre kimono e stampe dei maestri più famosi dell’ukiyo-e.

A rendere ancora più coinvolgente l’atmosfera delle sale che si affacciano sulla centralissima piazza Garibaldi, contribuisce anche la sezione dedicata alle diapositive “gentō-ban”: lastrine di vetro colorate a mano e proiettate in sequenza, sempre caratterizzate da scene di vita quotidiana o scorci paesaggistici. Una chicca che impreziosisce il viaggio alla scoperta della contaminazione fra gli iconici mondi fluttuanti e la modernizzazione portata dalle tecniche fotografiche occidentali.

La mostra è curata da Francesco Paolo Campione, direttore del Museo delle Culture di Lugano e Marco Fagioli con il patrocinio del Comune e la produzione di Gamm Giunti in collaborazione con il Museo delle Culture di Lugano e la Fondazione Ada Ceschin e Rosanna Pilone di Zurigo.

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