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Tracce di street art a Sarzana

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(@dettobene)

Nata come espressione artistica prevalentemente urbana la street art da qualche anno è ormai uscita dai centri e dalle periferie delle grandi città diventando pratica diffusa un po’ ovunque. Anche a Sarzana, dove nei mesi scorsi ne sono apparse tracce inequivocabili come gli omaggi al “Viandante sul mare di nebbia” di Friedrich e alle vittime di “Charlie Hebdo” su alcuni muri del Parentucelli o le scritte “Do it” sulle strisce pedonali di Piazza Ricchetti fino alla particolare coppia di innamorati su una centralina Enel di Sarzanello. Graffiti e stencil che portano la firma di “untitled_” , gruppo che qui racconta la propria attività.

Quando avete iniziato e come vi siete avvicinati alla street art?
“Il progetto Untitled_ è iniziato circa un anno fa. Spinti dalla curiosità e dalla passione per le opere di autori come BluBlu e in parte (soprattutto per gli stencil) da Banksy abbiamo deciso di esprimerci così. Il nostro è un collettivo aperto e non ha un numero preciso di membri, c’è un ricambio continuo con ragazze e ragazzi che ci danno un mano. Abbiamo un’età media di vent’anni e abbiamo scelto di restare anonimi perché vogliamo essere giudicati in base alle cose che facciamo, i nostri pezzi possono piacere o meno ma questo non deve dipendere da chi li realizza, non importa chi c’è dietro ma quello che comunicano. Nella società dell’immagine non rifiutiamo proprio quest’ultima perché per noi questa è una passione e non un lavoro, cerchiamo solo di esprimere quello che pensiamo e che ci piace”

Cosa influenza i vostri lavori e cosa volete comunicare?
“Le ispirazioni arrivano dalle nostre passioni, dall’arte ai fumetti e alla letteratura. A questo aggiungiamo magari un significato più originale e nostro. L’obiettivo è quello di trasmettere qualcosa alle persone che camminano per strada e s’imbattono nelle nostre cose, suscitare sentimenti ed emozioni, far sorridere o riflettere uno sconosciuto che magari ha visto quel muro grigio mille altre volte. Non pensiamo di fare vere e proprie “opere”, ci fa piacere che siano gli osservatori a trovare un significato che può variare in base alle esperienze di ciascuno. L’ultimo lavoro con i due scheletri abbracciati davanti all’esplosione è piaciuto molto e siamo contenti. Per noi può essere l’amore che resiste anche di fronte alle guerre, per altri ad esempio potrebbe rappresentare il ricordo delle troppe persone morte nei vari conflitti e delle quali è rimasto un ricordo”.

Come scegliete i luoghi sui quali dipingere? In molte città le stesse amministrazioni affidano a street artists la riqualificazione di alcune aree, voi accettereste?
“Scegliamo muri in disuso o pareti che a nostro parere potrebbero essere migliorate con qualche graffito, per nessuna ragione al mondo sceglieremmo facciate o spazi di interesse storico o artistico. Tuttavia soprattutto in centro ci sarebbero molte pareti male intonacate o coperte da scritte orribili che potrebbero essere abbellite con qualche pezzo. Noi non le prendiamo in considerazione perché sono dei privati e perché ci dispiacerebbe vederli coperti in seguito dopo aver speso tempo e denaro per crearli. Il Comune potrebbe concedere alcuni spazi, non solo a noi ma in generale a chiunque voglia esprimersi tramite questa forma d’arte. Nel caso però questi graffiti dovrebbero essere tutelati impedendo che vengano rovinati subito dopo dalle brutte tante scritte che ci sono anche su molti muri del centro storico”

Non mancano purtroppo i casi di artisti come Alice Pasquini o altri denunciati proprio dopo aver realizzato dei graffiti alla luce del sole
“Purtroppo si commette l’errore di associare l’arte ad atti vandalici che nulla hanno a che vedere. La street art non è vandalismo e soprattutto in Italia molti dovrebbero iniziare a capirlo. Scrivere insulti con una bomboletta sul muro di una chiesa o del comune è sbagliato e non è quello che facciamo. Per noi è passione ed espressione di idee e sentimenti che altrimenti rimarrebbero sconosciuti ai più. La street art è sacrificio e spesso comporta anche dei rischi, anche legali”.

Il successo planetario di Banksy, Mr.Brainwash e tanti nel corso degli anni ha cambiato anche alcune dinamiche del fenomeno, molte opere dalla strada sono entrate nelle gallerie d’arte e nelle case dei collezionisti, voi cosa ne pensate?
“Crediamo che questa cosa debba restare legata alla strada. Quando entra in museo viene snaturata diventando arte contemporanea. Troviamo sbagliato che uno debba pagare per ammirare una cosa pensata e sviluppata per stare in strada dove tutti la possono vedere. Per noi, che non pensiamo di essere artisti, è una differenza molto importante, siamo studenti e le uniche cose che abbiamo fatto su commissione sono state vendute per finanziare quello che facciamo in strada”.

(pubblicato su Cittadellaspezia il 15 ottobre 2015)

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