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Una foresta nei club, vent’anni di Subsonica

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(@dettobene)

Più di 1600 fan ad attenderli all’interno del locale e loro bloccati fuori, in coda, per quasi mezz’ora. Cosa che per stessa ammissione dei Subsonica non era mai accaduta e che Boosta e compagni hanno potuto aggiungere agli altri mille aneddoti di una carriera lunga vent’anni, festeggiata al Mep di Sestri Levante per l’unica tappa ligure del tour celebrativo che si è concluso il 5 marzo a Catania dopo luna lunga serie di sold out. Lista alla quale si è aggiunta con largo anticipo anche la data caratterizzata dai timori per la pioggia e l’allerta meteo e soprattutto da un’affluenza che ha messo a dura prova la pista del locale da liscio, prestata nell’occasione al suono inconfondibile della band che proprio a Sestri tenne uno dei suoi primi concerti fuori da Torino.

Storia di fine anni Novanta, più di preciso del 1997, in cui uscì il primo album omonimo e punto di partenza di ogni esibizione di questo “Una foresta nei club tour”, pensato appositamente per ripercorrere cronologicamente un percorso scandito prima di ogni sezione – tre brani per ciascun album – da fatti e protagonisti del periodo. Come per la vicenda di Silvia Baraldini, citata nell’audio di un tg dell’epoca e protagonista di “Come se”, brano di apertura in un Mep stipato in ogni angolo e con la gente sistemata anche sulle porte di uscita. Un set antologico ma per nulla banale, con alcuni estratti presentati raramente in versione live ed eseguiti con lo spirito e l’energia degli esordi, quando i palchi erano molto più stretti e ad altezza del pubblico e pezzi come “Istantenee” e “Cose che non ho” erano le basi su cui costruire una strada proseguita con “Sonde”, “Aurora sogna” e “Colpo di pistola” da Microchip Emozionale. Episodi divenuti colonna sonora di una generazione di pubblico mescolato in buon numero ai giovani irriducibili delle prime file. Stesso sudore e identica memoria nel seguire i brani di Amorematico come “Albascura”, “Dentro i miei vuoti” o “Gente tranquilla”, esempio di quel modo di raccontare anche le pieghe più agghiaccianti dell’attualità italiana. Pezzo datato 2002, come scritto nei led alle loro spalle, a ricordare con le parole di Samuel anche quello che fu il G8 di Genova “in cui vennero cancellati tutti i diritti”.
Quindi i brani da Terrestre con l’apprezzatissima “Incantevole”, la travolgente “Abitudine” e “Corpo a corpo”, sintesi perfetta di una platea abbracciata ai cinque inesauribili musicisti, seguiti in lungo e in largo da fan dai quali nel tempo hanno ricevuto un affetto solidissimo, immune anche alle inutili polemche del mese scorso. Un (non) caso quello della colonna sonora di “The hateful eight” su cui si è soffermato Max Casacci – impeccabile per le due ore di concerto nonostante il piede ingessato dopo l’infortunio di Marghera – ribadendo il rispetto per Ennio Morricone, “fin dall’inizio un riferimento in Italia per la band” e soprattutto esprimendo una critica più che condivisibile a chi ha costruito sul nulla un polverone mediatico. Un intervento che il chitarrista ha concluso con un sincero ‘in bocca al lupo’ al Maestro in vista dell’assegnazione degli Oscar, prima di introdurre la sezione de L’eclissi del 2007. Anno di guerre ma anche di figure preziose come Gino Strada, salutato dal palco e dall’applauso del pubblico prima di “Ali scure”. Poi il crescendo verso il finale più adrenalinico con “Il centro della fiamma”, “Veleno”, “Benzina ogoshi” (suonata forse per la prima al Cep di Genova per Don Gallo) impreziosita sul finale dall’omaggio di “Io sto bene” dei CCCP, “band – ha sottolineato Samuel – che ha insegnato a molti come si vive”.

Ultimi atti di un set che ha confermato l’attitudine dei Subsonica alla dimensione del club scelta per questo tour, nonostante i numeri e il seguito siano da tempo più adatti a contesti più capienti. Un viaggio in un repertorio lungo vent’anni approdato fino ad Una nave in una foresta con “Specchio”, “I cerchi negli alberi” e “Lazzaro” per versare le ultime gocce di sudore prima del gran finale con “Tutti i miei sbagli” del 2000. “Brano pensato appositamente per Sanremo – ha concluso il cantante – dove siamo andati anche per essere accompagnati da un’orchestra, convinti che non ci sarebbe più capitato”. Ultime parole prima dell’ovazione e di un’emozionante arrivederci denso di ricordi.

foto @maiavignolo

(pubblicato su Genovapost il 28 febbraio 2016)

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