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La vendemmia di Edoardo e Gilda, fratelli vignaioli nei Colli di Luni

Edoardo e Gilda Musetti

(@dettobene)

Sono i più giovani produttori impegnati in questi giorni nella vendemmia in Val di Magra ma passione ed intraprendenza non gli mancano davvero. Sono Gilda ed Edoardo Musetti, nipoti del compianto Giorgio Tendola che fu tra i precursori nella valorizzazione del Vermentino dei Colli di Luni e del quale oggi i due ragazzi portano avanti l’azienda agricola il “Torchio”, curando e promuovendo le viti adagiate sulla collina di Castelnuovo Magra.
Un’avventura iniziata tre anni fa con la scomparsa del nonno e la decisione di Gilda, oggi 32enne, di prendere in mano l’azienda di famiglia, seguita poco dopo dal fratello 22enne che per la prima annata realizza autonomamente tutta la vinificazione. “Io mi occupo degli aspetti gestionali e commerciali – spiega Gilda – mentre Edoardo dopo aver frequentato diversi corsi si dedica a tutta la parte produttiva. Abbiamo iniziato la vendemmia da una settimana e andremo sicuramente avanti per altri sette giorni – prosegue – finora sta andando tutto molto bene sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, mi sembra una delle migliori annate degli ultimi tempi perché l’uva è sana ed ha raggiunto livelli di maturazione perfetti, inoltre abbiamo la fortuna di essere in una zona molto ventilata”.

In questi giorni il lavoro è ovviamente concentrato solo fra i filari dove si procede a gran ritmo, ma negli ultimi mesi l’impegno è stato profuso per approfondire competenze e conoscenze anche al di fuori del territorio. “Ci siamo resi conto di aver migliorato tantissimo il nostro approccio con la produzione da quando abbiamo iniziato ad andare a vedere come si lavora dalle altre parti. Abbiamo amici che fanno vinificazioni molto diverse fra loro in Valtellina, Valpolicella o in Toscana – sottolinea ancora Gilda – e confrontandoci abbiamo ricevuto input fondamentali da applicare alla nostra realtà. Anzi, se finiremo in tempo andremo anche a dar loro una mano con la vendemmia. Siamo cresciuti vedendo lavorare nostro nonno e da lui abbiamo appreso moltissimo ma è stato fondamentale aprire agli scambi di opinioni e di conoscenze, confrontarsi con zone e realtà diverse dalla nostra. Con gli altri produttori c’è un ottimo rapporto di collaborazione, siamo uniti e le iniziative per la valorizzazione dei vini locali non mancano – prosegue – però è importante continuare ad allargare ulteriormente gli orizzonti e vedere cosa succede altrove, quali sono le tendenze e le esigenze del mercato”.

Molte delle 60mila bottiglie prodotte ogni anno da “Il Torchio” finiscono infatti anche all’estero, in particolare fra Stati Uniti, Giappone e Inghilterra, soprattutto nella capitale britannica. “La diffusione nei ristoranti londinesi è più recente ma ci sta dando grandi soddisfazioni – commenta Musetti – questo anche grazie all’ottimo lavoro del nostro importatore che cura attentamente la distribuzione. Il mercato estero è molto importante e cerchiamo di raggiungerlo anche grazie all’utilizzo dei social network”.
Con una mirata presenza su Facebook e soprattutto Instagram sono infatti riusciti a creare un’immagine dell’azienda brillante e dinamica, consolidandone allo stesso tempo nome e storia. “All’inizio non è stato semplice – rivela Gilda – sono giovane e sono una donna, mio fratello ha solo 22 anni e qualcuno non ci prendeva sul serio però con la cura dei dettagli e la qualità del prodotto siamo riusciti a spostare l’attenzione unicamente sul nostro lavoro. Ci abbiamo messo fantasia e passione gestendo l’azienda in un modo un po’ innovativo, ad esempio con capsule coloratissime, etichette disegnate da Francesco Musante e una comunicazione “pop” che aiuta molto. Una foto postata nel modo giusto ha un’immediatezza ed una diffusione che in pochi secondi possono far scoprire non solo il nostro Vermentino ma anche la sua zona d’origine e quindi anche tutti i suoi produttori ad un ristoratore che sta dall’altra parte del mondo”.
Una filosofia sintetizzata dall’immagine che in questi giorni ritrae i due fratelli sorridenti all’interno di una botte d’acciaio in un momento di pausa. “E’ un po’ il riassunto della nostra scelta di vita – conclude Gilda – e di un impegno che oggi ci sta dando grandi soddisfazioni. L’abbiamo condivisa con piacere perché rispecchia il nostro entusiasmo e la nostra passione per la terra ed il vino. Buona vendemmia a tutti!”.

(pubblicato su Cittadellaspezia il 10/09/15)

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Radici e bandiere, l’ultimo saluto a Vanda Bianchi

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(@dettobene)

C’erano tutte le persone che hanno fatto parte della sua vita al centro sociale di Castelnuovo per l’ultimo saluto a Vanda Bianchi, la staffetta partigiana “Sonia” ricordata dalla sua gente con una toccante cerimonia scandita da canti e ricordi, che ha ripercorso i tratti più importanti di una tenace esistenza dedicata alla difesa della giustizia e dei valori della Resistenza. C’erano la famiglia e i nipoti, i compagni della lotta di Liberazione, Adelmo Cervi, gli ex deportati, gli artisti e le generazioni di ragazzi accuditi con affetto a scuola e le sei bambine volute per l’ultimo picchetto d’onore attorno al feretro avvolto in un drappo della Brigata Muccini, in una sala troppo piccola per contenere la commozione di tutti coloro arrivati per dedicarle un pensiero e un saluto a pugno chiuso.
Presenti anche rappresentanti delle Istituzioni e amministratori – molti sindaci e gli assessori regionali della provincia – Fiasella, il senatore Caleo e il Ministro Andrea Orlando, rimasto al fianco della famiglia fino alla fine delle esequie. A loro Vanda non mancava mai di ricordare con fermezza l’importanza della Costituzione, mentre ai giovani trasmetteva l’energia e l’entusiasmo che le avevano permesso di superare un’infanzia di povertà e una giovinezza di guerra. Donna minuta ma tenace che ha lasciato una traccia importantissima nella comunità. “Il testimone della tua battaglia è affidato a tutti noi” ha sottolineato in apertura il primo cittadino castelnovese Daniele Montebello il quale l’ha ricordata “antifascita di nascita” come riportato nell’onorificenza attribuitagli anni fa dal Comune. A nome della famiglia è invece intervenuta la nipote Magherita Antonelli: “Ci raccontava della Seconda Guerra Mondiale con intelligenza e lungimiranza – ha ricordato con emozione – ci diceva sempre di non smettere mai di credere e di sperare, sono sicura che quanto ha fatto in questi anni non sarà mai dimenticato”. Come Vanda non dimenticava i caduti ai quali rendeva omaggio ogni anno nelle diverse ricorrenze con il percorso dei cippi dove saranno distribuiti i tanti fiori che hanno decorato la sala, tappezzata dai tricolori a lutto, dal rosso delle magliette e delle tante bandiere dell’Anpi, del Pci e di Che Guevara. Vessilli radicati nella storia di questo territorio e saldamente legati all’esistenza di Vanda, ricordata nella sua umanità da Luca Marchi per l’Anpi e da Elsa Barbero, moglie di Nanni, che ha evidenziato proprio lo sventolio fuori dagli schemi del fazzoletto al termine della sua apparizione alla trasmissione “Quello che non ho” quando tutta l’Italia conobbe al vicenda di “Sonia”, la figlia del sovversivo Sepioneto.
Con la voce rotta dall’emozione ha speso per lei parole molto significative l’ex sindaco Marzio Favini che non ha esitato a definirla “Una colonna, un punto di riferimento che ha contribuito alla costruzione della comunità. Donna straordinaria, amica e nonna di tanti ragazzi”. Fra i tanti anche quelli del ‘MaR’ di Fosdinovo e “Archivi della Resistenza” rappresentati da Simona Mussini, a loro aveva raccontato episodi ed aneddoti della Resistenza affinché potessero essere ricordati e divulgati a tutti. Testimoni di quei giorni di battaglie erano stati invece Luigi Fiori e Giuseppe Cargioli, partigiani che hanno ricordato Vanda come “una grande donna e una grande partigiana”. Grandezza divenuta memoria da raccontare come storia di questi luoghi, delle sue radici e delle sue bandiere.

(pubblicato su Cittadellaspezia il 3 agosto 2014)

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Buon viaggio Partigiana Sonia

Vanda Bianchi

(@dettobene)

Due anni fa quando Fabio Fazio la invitò alla trasmissione “Quello che non ho” per raccontare la parola Resistenza, Vanda Bianchi disse “Chi lotta e chi continua a resistere non invecchia mai”. Uno spirito che ha accompagnato tutta la sua esistenza fino a ieri quando ad 88 anni si è arresa, forse per la prima volta nella sua vita, ad una malattia che se l’è portata via in pochi mesi. Figlia di Sepioneto, “sovversivo” perché mai allineato al fascismo durante la dittatura, Vanda era cresciuta a Castelnuovo Magra vivendo sulla propria pelle la miseria e l’emarginazione dovute alle condizioni del padre, maturando quei sentimenti di giustizia e libertà che con il nome di battaglia “Sonia” l’avrebbero portata ad essere staffetta partigiana durante la lotta di Liberazione. Come molte altre donne della Val Di Magra Vanda era stata il raccordo fondamentale fra i combattenti e i centri abitati, spostandosi a piedi fino a Sarzana o a Parma in bicicletta, attraversando i paesi portando viveri, armi e documenti, rischiando la vita ogni giorno.

Un’esperienza che ha segnato tutto il suo cammino, proseguito dopo la fine della guerra insegnando i valori della Resistenza a tutti gli studenti incontrati in trent’anni di attività come bidella o in ogni cerimonia, evento o manifestazione a cui ha preso parte. Il freddo vento castelnovese che accompagna ogni mattina del 29 novembre, non le ha mai impedito di essere presente in piazza Querciola per il tradizionale giro dei cippi per i caduti nell’anniversario del tremendo rastrellamento del 1944. “E’ importante esserci sempre” diceva avvolta nel fazzoletto rosso della ‘Brigata Garibaldina Muccini’ fieramente annodato al collo. Lo toglieva solo per mostrarti con orgoglio le firme dei generali dell’esercito americano che le avevano reso omaggio durante una commemorazione, prendendo spunto per un racconto o un aneddoto su quei giorni, chiedendo magari conferma all’amico Luigi Fiori ‘Fra Diavolo’ o a Giuseppe Cargioli detto ‘Sgancia’. Compagni di una lotta che metteva uno contro l’altro anche compaesani e vicini di casa. “In tempo di guerra – rivelava – riconoscevi gli amici dai nemici da come ti guardavano negli occhi” e il suo sguardo rispecchiava sempre l’entusiasmo e la voglia di fare di uno spirito forte e instancabile, lo stesso che ha sempre portato sul palco del Festival “Fino al cuore della Rivolta” al Museo di Fosdinovo o alla festa del 25 aprile con i ragazzi di “Archivi della Resistenza” che in questi anni hanno documentato la sua vicenda e quelle degli altri superstiti le cui gesta avevano ridato dignità a questo Paese.

Costretta a crescere in fretta per avere pane e libertà, Vanda aveva sempre avuto un rapporto speciale con i giovani perché in loro riponeva fiducia e speranza, li teneva vicino a sé, come una nonna o una persona di famiglia. “Non è vero che i giovani sono tutti da buttare – spiegò a Voci della Memoria – qualcuno è veramente in gamba, ha voglia di dire e di fare, di far conoscere e non far dimenticare. Non si può passar sopra a queste cose, vorrei trasmettere loro tutto quello che sento dentro – diceva – per me è come una fiamma che vorrei passasse ai giovani”. Fiamma che oggi brilla più che mai mentre sembra di vederla ancora mentre sventola il suo fazzoletto dicendo “Sono figlia di un sovversivo e vecchia staffetta partigiana”.

(pubblicato su Cittadellaspezia il 31/07/14)

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Grandi bellezze quotidiane

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(@dettobene)

Negli ultim tre giorni non si è parlato d’altro che di bellezza. Sorrentino ha preso l’Oscar, ha ringraziato ed è salito al volo sulla sua nuova 500, lasciando tutti a discutere davanti alla tv (che colpo Mediaset!) e sui social network dove si è creato un intasamento di hashtag e commenti pari solo a quelli che scatena Sanremo. Avendo visto il film qualche mese fa e per nulla intenzionato a bissare, ieri sera ho preferito una cena in un luogo che mi è molto caro. Un piccolo ristorante che pur essendo a qualche chilometro dal mare offre ottimo pesce e idee sempre interessanti. È ‘La Tana del Riccio’ di Santo Stefano Magra che stavolta ha ripagato la mia fiducia con rossetti, una spigola e altre chicche. Bellezza nel piatto e nel gusto, molto più vivace di quanto stava accadendo su Canale5.
Sensazioni che mi sono goduto anche due mattine fa a Bocca di Magra. Mi capita raramente di andarci in inverno, così dopo una conferenza stampa ho lasciato la macchina e ho fatto due passi lungo il fiume fino al porticciolo. Da un lato il locale di Ciccio con tutti i suoi pezzi di arte contemporanea, dall’altro la foce del fiume con il volo solitario di un gabbiano a pochi metri da me. Sullo sfondo le Apuane nascoste da qualche nuvolone, Fiumaretta e il litorale. Una quiete impossibile da trovare in altre stagioni, tanto piacevole da rendere innocuo anche il vento freddo di questi giorni. Lo stesso che oggi ha pulito il cielo nel momento del pomeriggio in cui sono uscito per fare qualche foto al castello davanti a casa, regalandomi questo spettacolo unico. Santo Stefano, Bocca di Magra e Castelnuovo, luoghi di grande bellezza quotidiana.

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