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La fiera del gol

sdr

(@dettobene)

Questo settore ospiti sembra uno di quelli che vedi nelle foto degli stadi dell’Est. Ci sono le reti, il filo spinato e i seggiolini scoloriti. Sono pieni d’acqua che gocciola fin sotto nel tunnel pieno di scritte, dove cammini saltando le pozzanghere degli scarichi che escono dai cessi. Mancano solo gli orchi ultra tatuati e ultra nazionalisti e mancano anche le guardie con le mimetiche. Invece ci sono solo i ragazzini insieme ai genitori nella tribuna a fianco, ti mandano in culo mentre gli steward balcanici, massicci e di poche parole, se la ghignano sapendo che sarà un pomeriggio tranquillo.

La curva del Perugia si riempie subito prima del fischio d’inizio, noi invece siamo tutti qua e siamo questi, pochi. Non è un bel periodo, la trasferta è lontana e poi oggi c’è la fiera e da Spezia non esce nessuno. In questi miei quasi vent’anni è capitato altre volte di essere in trasferta nei giorni di San Giuseppe ed è sempre stata la stessa storia. Per me la fiera è un ricordo degli anni Ottanta: il viaggio interminabile in corriera con i miei nonni e col sorriso, le navi in arsenale e le bancarelle a caccia di giocattoli. Più tardi, quando è capitato, ha significato un settore ospiti con i soliti a fare il conto dei presenti, come a Lucca, quando abbiamo vinto grazie a quel pacco di Scoponi, oppure a Latina. Lo ricordo a Lore e al Gianca, gli dico “magari vinciamo anche oggi” anche se in trasferta non succede mai. Loro non mi danno nemmeno retta e fanno bene.

Lì davanti i ragazzi manco ci pensano. Cantano, tirano su le bandiere e mandano affanculo i perugini. Orgoglio che oggi vale anche più del solito e lo sanno, anche perché in campo va come sempre. Cerri oltre a essere grande e grosso ha anche del culo, segna e almeno non ci fa i versi come Ardemagni l’unica volta che sono stato qui prima di questa. Due a zero e non serve nemmeno cercare di vedere qualcosa, incrociando le maglie delle reti di metallo. All’intervallo siamo già finiti. I quattro passi a vuoto verso il bar, che è in realtà un bibitaro vecchio stile, servono solo per rivedere la scritta a bomboletta “Ma che siete venuti a fa?”. Ce l’hai sulla testa appena rientri sui gradoni e non puoi fare a meno di leggerla. Almeno chi non è venuto si è risparmiato anche questa, così come l’inutile secondo tempo di una partita che per noi è già finita. Segna anche Bianco che qualche anno fa a Bari mi aveva dato la maglia, la prima presa e subito regalata al piccolo Jimmy. Era quasi ferragosto ed eravamo in pochi. Avevamo perso.

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