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Addio a Diane Charlemagne, straordinaria voce di “Inner city life”

Foto di Alex Freeman

(@dettobene)

Apprendo con dispiacere da un post di Ayah Marar della morte di Diane Charlemagne, straordinaria voce di molti brani entrati nella storia della dance e dell’elettronica inglese dagli anni Ottanta ad oggi. Nata nel 1964 era malata da tempo e una delle sue ultime collaborazioni era stata per il progetto di solidarietà “I’am somebody” con Street Child World Cup a cui aveva prestato l’inconfondibile voce.

Dopo gli inizi con la 52nd Street Diane Charlemagne negli anni Novanta si era avvicinata alla drum and bass lavorando con Metalheadz e Reinforced fino al capolavoro assoluto di “Inner city life” con Goldie nel 1994. Capace di passare dalla jungle al jazz e al pop aveva contribuito anche a brani di Satoshi Tomiie, Calibre e negli ultimi anni a produzioni Hosptial Records con Netsky, High Contrast e London Electricity.

Fra questi anche Spy con il quale ho avuto la fortuna di ascoltarla dal vivo all’Academy di Brixton nel 2012.

(foto di Alex Freeman)

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“Soon come” il ritorno alle origini di Shy Fx e Liam Bailey

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di Benedetto Marchese (@dettobene)

Ad accomunare Shy Fx e Liam Bailey, oltre al talento, ci sono le origini giamaicane che il dj e produttore londinese e l’eclettico cantante di Nottingham hanno celebrato nel pezzo “Soon Come”, uscito solo in questi giorni ma presente già da qualche settimana nei set e nei programmi radiofonici di personaggi come David Rodigan, Annie Mac e Toddla T. Indiiscutibilmente il pezzo reggae dell’estate, ma anche una pregevolissima anteprima dell’album “Cornerstone” che Shy Fx pubblicherà prima della fine dell’anno concedendosi un gustoso ritorno alle origini delle sonorità che hanno sicuramente influenzato la jungle e gli esordi della sua ormai ventennale carriera. Il nonno di Shy Fx -pseudonimo- di Andre Williams- era infatti Count Shelly (QUI in una storica foto di Dennis Morris) che negli anni Sessanta e Settanta con il suo sound system contribuì alla diffusione della cultura reggae importando a Londra i vinili più importanti che venivano stampati a Kingston e dintorni. Una passione per la musica che il nipote ha fatto sua sin dall’adolescenza gettando le basi per un percorso fondamentale per la scena britannica. Nel 1997 Brian Belle-Fortune nel suo fondamentale libro sulla genesi della drum and bass “All Crews” descriveva così la camera del ragazzo che qualche anno più tardi con “Shake your body” avrebbe raggiunto la posizione numero 7 della classifica inglese: “Anche un agente immobiliare arrossirebbe definendola un ripostiglio: custodie per i dischi, dubplates, vinili, etichette e cavi sono ovunque. L’unico spazio libero del pavimento è l’angolo in cui ci sono i due Technics”. La pietra angolare su cui Shy ha dato vita alla sua etichetta Digital Soundboy ed ora a questo disco, anticipato dal singolo che è un vero e proprio omaggio alla cultura ‘slow and easy’ dell’isola e dei fondatori del reggae. Per farlo ha scelto Liam Bailey – padre giamaicano, anima soul e una carriera decollata anche grazie ad Amy Winehouse- per la sua bravura e la voce che ricorda moltissimo quella di alcuni dei mostri sacri come Dennis Brown, adattandosi perfettamente alle sonorità vintage del pezzo di cui sono stati realizzati due video, uno con lo stesso straordinario vocalist come protagonista e l’altro con affascinanti immagini retro di un’isola che continua ad avere un’enorme influenza su tutto quello che mi capita di ascoltare. 

 

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2012 bpm

@dettobene

Poche serate e pochi concerti, anche dal punto di vista musicale non è stato un 2012 clamoroso. Fra le cose da ricordare ci sono ovviamente le due serate Hospitality alla Brixton Academy, in particolare quella di settembre in cui ho registrato questo video di S.P.Y. Ecco, il suo album è uno dei più belli di questo anno solare.

Sempre in ambito Drum and Bass hanno fatto cose egregie anche High Contrast con “The Agony & The Ecstasy” (sempre per Hospital) e  Calyx and TeeBee con il loro “All Or Nothing” per Ram Records. Posto di seguito alcuni brani loro ed altri particolarmente significativi di questo anno in cui si è affermato ulteriormente anche l’italiano Maztek con Renegade Hardware.

High Contrast – The Road Goes On Forever

Calyx & TeeBee – Elevate This Sound

Rudimental – “Feel The Love” ft. John Newman

SpectraSoul – Light In The Dark ft Terri Walker

Maztek – Up&Down

The Prototypes – Suffocate

Total Science & S.P.Y – Piano Funk (Ft. Riya & DāM FunK)

Friction – Someone ft McLean

Need For Mirrors Featuring: Drs (Broke N’ English) – D.F.T.F – Metalheadz

DRS – Raindrops (feat. Lenzman & Pete Simpson)

Dr Meaker – Music In The Night

Logistics – Fear Not

Ne avrò sicuramente dimenticato qualcuno ma ci sarà tempo per rimediare nei prossimi mesi. Buon anno!

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31 dicembre 2012 · 17:07

Royalize in trasmissione. Live Suoni & Ultrasuoni, aprile 1999

Fruscii, tagli amatoriali e volumi non troppo lineari. Dalla radio alla cassettina consumata andando a scuola fino al file mp3 dimenticato in un hard disk ritrovato solo pochi giorni fa. Traccia unica montata al volo su Youtube così com’era, compreso il pezzo introduttivo, con alcune foto tratte dal libretto di ‘Crx’. Basso e batteria del Dr.Pauli, le voci di Alì ed Asia Argento e gli scratch di classe di Dj Gruff. “Un progetto musicale di stampo ”Drum and bass”: fusioni ritmiche ai confini del soul, del dub e del funk” come riporta un’agenzia Adnkronos del ’99, più semplicemente Royalize. Non manca nulla, buon ascolto.

B.M. (@dettobene)

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Hospitality a Brixton: emozioni e drum and bass in HD

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di Benedetto Marchese (@dettobene)

Che sia una serata di quelle speciali te ne accorgi uscendo dalla metro di Brixton dove ad accoglierti trovi numerosi bagarini dall’accento cockney i quali intercettano il flusso di giovani che si dirigono verso l’O2 Academy per il quarto appuntamento con l’Hospitality. Come accaduto negli altri precedenti l’evento è già sold out da una quindicina di giorni ma qualcuno si salva all’ultimo minuto pagando qualche sterlina in più per il prezioso tagliando che vale dieci ore di musica drum and bass in uno dei luoghi più affascinanti di tutta Londra.

Quelli della Hospital Records infatti sono riusciti a creare un vero e proprio ‘evento’ che ogni sei mesi riunisce a sud del Tamigi tutti i migliori dj dell’etichetta e cinquemila appassionati provenienti da tutta l’Inghilterra e da ogni parte del mondo, mentre per chi non riesce ad essere presente c’è una seguitissima diretta streaming su Youtube, a testimoniare come ormai il successo dell’etichetta sia ormai molto radicato anche al di fuori dei confini europei.

La coda all’ingresso è di quelle che in Italia ti farebbero passare la voglia di entrare ma qui, nonostante la accurate procedure di controllo biglietti e sicurezza, bastano pochi minuti per ritrovarsi davanti alle porte che si aprono sull’immensa platea che culmina con il palco sovrastato dall’inconfondibile logo che compare su altre centinaia di magliette. La musica è quella dei giovani Fred V e Grafix i quali quando l’Academy deve ancora riempirsi lasciano il posto a Tony Colman –London Elketricity, alla sua prima uscita del 2012 dopo qualche problema di salute ed ora perfettamente a suo agio dietro ai due piatti su cui girano solo vinili mentre la voce di Mc Wrec accompagna un set impeccabile. Uno dei momenti più attesi del venerdì di Pasqua targato Hospital arriva però di lì a poco quando in consolle sale High Contrast.

Davanti al riccioluto genio di Cardiff scende un immenso telo sul quale vengono proiettate immagini in alta definizione, selezionate e montate da lui stesso. Frammenti di film e video perfettamente contestualizzati con i brani introdotti dall’immancabile Dynamite Mc. Le prime note di ‘The agony e the ecstasy‘ dell’omonimo ultimo album sono accompagnate dal boato del pubblico e da centinaia di cellulari e digitali che immortalano il momento mentre sullo sfondo scorrono le riprese del video e Jessy Allen esegue dal vivo le parti vocali. Neorealismo e bassi che ti avvolgono, scorci di Londra ed i caratteristici inserti vocali di brani come ‘If we ever’ e ‘Not waving, but drowning‘ con il ritorno della bionda cantante gallese, oppure l’intro degli Who in ‘The road goes on forever‘ diventato ormai un classico delle notti all’Academy. Baci e spari in alta definizione esaltano ‘Kiss kiss bang bang’ e le suggestioni cinematografiche di ‘Emotional vampire‘, brano in ‘stile Morricone’ accompagnato da volti e primi piani perfetti. Oltre che per la qualità delle sue produzioni High Contrast è da sempre conosciuto per i suoi imprevedibili remix e la prova arriva poco dopo quando nel video compare Otis Redding e il dj, che si era superato in ‘Hometown glory’ di Adele, propone una personalissima versione di ‘Try a little tenderness’ nella quale anche Dynamite s’inserisce a meraviglia creando un’atmosfera unica che culmina con il gran finale affidato a ‘The first note is silent’ e al video realizzato dallo stesso Lincoln Barret. Immagini che chiudono uno set di emozioni ‘in HD’ e saziano il desiderio del protagonista che il giorno dopo sul suo profilo Twitter (con foto dello straordinario Gian Maria Volontè) scriverà “Ieri sera ho soddisfatto l’ambizione di portare un rave dentro ad un cinema”.

Ma la notte di Brixton è solo nella sua parte centrale e dopo High Contrast propone l’esibizione di Logistics che per l’occasione presenta il suo album “Fear not” (artwork a cura dell’ispiratissimo illustratore di casa Trickartt)  la cui title track da il via ad un set ricco di sfumature e con una ricchissima varietà di tempi e stili. Accompagnato da Mc Wrec il dj e produttore di Cambridge propone pezzi nuovi ed altri classici oltre ai successi degli ultimi mesi fra i quali non manca il supersuonato ‘Marka’ di Dub Phizix, Skeptical e Strategy,  oltre ad  “Out the blue” di Sub Focus. Prologo perfetto per l’altro momento più atteso di tutta la serata: il live di Netsky.

Hospitality a Brixton significa sempre qualcosa di particolare, dagli ospiti alle anteprime assolute. In questo caso l’esibizione del tutto speciale  del talentino belga che in meno di due anni è riuscito ad affermarsi come uno dei più innovativi produttori nella scena drum and bass mondiale, iniziando proprio da questo palco la sua ascesa. Il giovane Boris mostra un po’ di emozione prendendo posto dietro alla consolle con drum machine, laptop e campionatore, mentre al suo fianco si sistemano un batterista ed un tastierista. Quelli che seguono infatti sono quarantacinque minuti di dnb suonata dal vivo, proprio come facevano ormai qualche anno fa London Elektricity e Breakbeat Era. L’attesa è rotta solo dalle urla dei cinquemila dell’Academy che accolgono con un applauso l’incedere in crescendo di ‘Secret agent’ mentre la splendida coreografia luminosa taglia il buio della platea con enormi fasci di luce che illuminano i volti ed i sorrisi dei fedelissimi della label. Il quadro, di per sé già perfetto, viene impreziosito dal timbro soul della voce di Mc Darrison, mentre Netsky alterna a successi come ‘Give e take’ ed il remix di ‘Everyday’ per Rusko oltre ad alcuni estratti del nuovo attesissimo lavoro che uscirà a fine maggio consacrandolo definitivamente come uno dei talenti più puri nel genere. Lo spettacolo, che verrà ripetuto nei prossimi festival estivi, regala sensazioni davvero inattese permettendo di cogliere sfumature sonore che da sole valgono il prezzo del biglietto.

Altri talenti in ascesa nel roster della Hospital sono i due austriaci Camo & Krooked, che nell’appuntamento di settembre si presentarono dentro ad una gabbia a led luminosi mentre nella notte pre pasquale optano per un set molto più sobrio dal punto di vista scenografico ma sempre molto convincente sotto il profilo musicale. Eclettici ed energici, in grado di dare fondo all’immenso potenziale di bassi che fanno vibrare il pavimento dell’Academy, s’insinuano sulle gambe e nel petto e trascinano anche la balconata dove anche i più stanchi non riescono a stare fermi o seduti. I due viennesi sostenuti dall’mc Youthstar partono da ‘Run Riot’ per un’ora che spazia dai brani remixati dell’ultimo Between the lines passando per ‘Rock it’ di Sub Focus, ‘Hide u’ dei Kosheen e ‘Beatiful lies’ di B-Complex fino ad un accattivante remix di ‘They don’t care about us’ di Michael Jackson. Alfieri della Hospital anche all’estero, Camo e Krooked si giocano poi la carta Ayah Marar che acclamata dal pubblico di Brixton esegue con loro ‘Cross the line’ e ‘Watch it burn’ con la consueta grinta che la sta portando ad affermarsi come solista. Dalla liquid alla dubstep non dimenticano una delle hit più recenti come ‘Hot right now’ di Fresh e addirittura ‘Sun is shining’ di Bob Marley. Bass music a 360° per i due talenti della Hospital che chiudono ancora con la cantante giordana che interpreta un’energica versione di “I’ve got to be alone” conquistando l’ovazione di una platea che si prepara ormai per il rush finale.

Il timone passa dai due ragazzi al brasiliano S.P.Y, dalle strade di San Paolo a quelle di Brixton dove risuonano i suoi pregevolissimi beats e la voce di Mc Lowqui, mentre sotto al palco maglie sudate e bottigliette d’acqua dei ravers sono in perpetuo movimento. S.P.Y sfodera il meglio: il remix di ‘Go’ per Delilah, il classicone da brividi ‘By Your side’ e ‘Marka’ prima di congedarsi con la voce di Emeli Sandè in ‘Heaven’. Il finale è invece affidato a Nu:Tone, veterano dell’etichetta che suona gli ultimi dischi di un’altra serata da ricordare. L’elegantissimo ritornello ‘Spread Love’ anticipa le prime luci dell’alba su Londra mentre le emozioni sono ancora forti e la stanchezza solo un dettaglio trascurabile.

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Dalla jungle a Camo & Krooked, la notte Hospitality alla Brixton Academy

di Benedetto Marchese

Due dj chiusi all’interno di una gabbia circolare i cui led illuminano i volti di cinquemila persone, un impianto che spinge bassi potentissimi e alle loro spalle il logo inconfondibile identico a quello stampato su centinaia di t-shirt all’interno dell’O2 Academy. E’ stato questo uno dei momenti più significativi della terza serata Hospitality a Brixton dello scorso 30 settembre, con il set del duo austriaco Camo & Krooked che ha catalizzato l’attenzione di un pubblico che anche in questa occasione, dopo il primo evento di dodici mesi fa ed il bis di aprile ha fatto segnare sold out con parecchi giorni d’anticipo. I giovani gioiellini della Hospital Records hanno fatto le cose in grande per battezzare l’uscita del loro “Cross the line”, secondo album personale ma primo con la label di Tony Colman e Chris Gross che in questo momento guarda tutti dall’alto nella scena drum and bass, in quanto a qualità delle uscite e successo delle serate che sempre più frequentemente stanno varcando i confini britannici per un marchio che è ormai una garanzia assoluta di divertimento.

Come già accaduto nelle due edizioni precedenti l’appuntamento londinese è stato scelto per il lancio di una nuova pubblicazione ma anche per riunire in un’unica serata tutti i dj dell’etichetta per più di sette ore ininterrotte di drum and bass a 360°, dalla jungle delle origini magistralmente raccolta nei sessanta minuti dell’ospite d’eccezione Dj Zinc, fino alle variazioni più attuali liquid e dubstep. Per nulla emozionati dal ruolo affidatogli, Camo & Krooked che già con il precedente “Above & Beyond” avevano dato prova del loro talento, hanno offerto un set brillante ed adrenalinico, composto essenzialmente dai nuovi brani ed impreziosito dalla presenza di Tc, Messy Mc e dalla scintillante Ayah Marar la cui voce ha accompagnato i due su “Cross the line” e “Watch it burn”, confermando le potenzialità della cantante in grande ascesa nel mondo dell’elettronica inglese.

Se gli ultimi arrivati in casa Hospital hanno dimostrato di meritare primi posti nelle classifiche ed ampio spazio sui media, non sono certo stati da meno i veterani del gruppo che in quindici anni di attività ha ridato slancio e visibilità al genere, grazie anche alla duttilità di produttori come Danny Byrd. Dietro ad una postazione con tastiere, drumpad e vocoder ha dato vita ad uno dei momenti più coinvolgenti della serata, con brani come “Tonight” e la splendida “Sweet Harmony”, andando bel al di là del dj set vero e proprio l’uomo di Bath ha regalato anche un’anticipazione di quello che sarà il seguito di ‘Rave digger’ con l’ottima “B.R.I.S.T.O.L”.

Un dj carismatico che dà sempre l’impressione di riuscire a far muovere anche le gambe più pigre con qualsiasi tipo di ritmo, caratteristica che accomuna anche London Elektricity. Quest’ultimo, accompagnato dal fido Mc Wrec, da buon padrone di casa anticipa l’esibizione di Camo e Krooked racchiudendo in sessanta minuti i molteplici aspetti di suoni e melodie ordinate in sequenze raffinate e sempre sorprendenti. Richiami minimali in stile Med School (altro ramo della label), estratti dall’ultimo ‘Yikes!’, classici da brividi come “Your side” di SPY e sorprese assolute come “Rolling in the deep” di Adele o ancora “Live and let die” di Paul McCartney che sbuca dal nulla dopo un ingnorantissimo pezzo dubstep. Tutto totalmente inaspettato ma allo stesso tempo travolgente, come “Hold On” di Rusko che improvvisamente lascia spazio alla voce di General Levy di “Incredible” accolta con un boato dalla sudatissima massa di corpi sotto al palco.

Quando Colman conclude il suo set l’Academy è ormai piena all’inverosimile: se all’esterno Brixton porta ancora i segni dei riots di agosto, dentro l’O2 il clima è di festa assoluta con i ravers in perpetuo movimento, dall’enorme pista ai corridoi dove sono posizionate altre due consolle, fino alla balconata superiore dove le poltroncine permettono alcuni minuti di riposo fra un set e all’altro. Sono passate da un po’ le due quando ai piatti si presenta Netsky, il talentino belga che nel giro di un anno è diventato uno dei dj più richiesti e seguiti del roster Hospitality. Merito del dirompente ed omonimo album d’esordio, riproposto in parte nell’occasione con la complicità del sempre impeccabile Mc Dynamite, il quale si presenta chiedendo “un pezzo estivo” e ricevendo in cambio “Jammin” di Bob Marley. L’applauditissimo omaggio al re del reggae dà il via ad un set molto eclettico nel quale trovano posto anche Snoop Dog ed Eve con “Let me blow ya mind” ma anche sonorità tipiche del giovane produttore che chiude con la recente e raffinatissima “Lotus Symophony” lasciando la scena ad High Contrast.

La silhouette del riccioluto gallese, in assoluto uno dei migliori di sempre nella storia della drum and bass, è inconfondibile anche dall’ultima fila della pista, ma lo è ancora di più il tocco raffinatissimo di mister Lincoln Barrett che inizia dalla fine, ovvero dal freschissimo singolo “The first note is silent” realizzato con Underworld e Tiesto e del quale lui stesso ha curato il video uscito in questi giorni.

Diecimila mani al cielo celebrano il successo di un singolo che anticipa il nuovo, attesissimo album, di colui che forse più di tutti racchiude l’essenza di uno stile che va molto oltre il concetto di intrattenimento, colpisce al cuore e trasmette emozioni vere che da sole valgono il prezzo del biglietto o di un viaggio andata e ritorno dall’Italia.

Un’ora di musica che Dynamite asseconda con esperienza anche nei passaggi sull’immancabile “If we ever”, la nuova “Fearful symmetry” o su un classicone dance come “Show me love” rivisitato dallo stesso High Contrast, il quale sceglie accuratamente inserti vocali e citazioni che trovano la perfetta rappresentazione nell’inedita e magnifica “Wish you where here” e nel finale dedicato a “Teenage wasteland” degli Who.

Uno spirito che è poi quello della Hospital che si rinnova allargando i propri orizzonti senza mai perdere quello subito riconoscibile, che può permettersi un evento di questo tipo e che a Brixton si gioca l’ultima carta vincente con Nu:Tone e Logistics per dare l’ultimo scossone emozionale a quei cinquemila che non smettono di ballare. Sudore e sorrisi in una caldissima e magica notte di settembre.

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Dalla Jungle a Sam Cooke, Shy FX & Stamina Mc al Viper di Firenze

di Benedetto Marchese

Più o meno dieci anni fa al Maffia di Reggio Emilia era finita nello stesso modo: le luci accese, la pista ancora piena di persone decise ad ottenere l’ultimo disco e Shy FX costretto a mostrare i piatti inutilizzabili con l’impianto staccato a causa dell’orario. La scena si è ripetuta alle prime luci dell’alba di ieri al Viper di Firenze dove il dj londinese, uno dei volti più importanti della scena drum and bass internazionale ha fatto “chiusura” in coppia con l’inseparabile Stamina Mc, concludendo nel modo migliore l’appuntamento con la “Massive Night” promossa da Numa Crew e Nucombo. Un set eclettico e pieno di influenze quello del produttore che nel 1994 con la leggendaria hit “Original Nuttah” con Uk Apache, aveva portato il suo mix di ragga e jungle al top delle classifiche londinesi, proseguendo negli anni con uno stile inconfondibile e tuttora ottimamente rappresentato dalla sua etichetta Digital Soundboy. Una lunghissima serie di brani entrati di forza nelle scalette di tutti i dj grazie anche alle affascinanti influenze reggae, alle quali Mr. Williams ha dedicato l’apertura della serata fiorentina. “54-46 was my number” per iniziare, prima di lasciare Toots e The Maytals per “Chase the devil” e accelerare i bpm verso il remix di “Hold you” di Gyptian che da il via vero e proprio alle danze. Con la sicurezza di chi potrebbe far ballare il suo pubblico per ore ed ore senza mai abbassare il livello dei brani proposti, ecco in rapida successione di singoli come “Turn down the light” di Benny Page, “Feelings”, “Everyday”, la splendida “If we ever” di High Contrast per finire con la sua ultima produzione, la travolgente “Raver”, nel cui video Shy Fx ha raccolto tutti i volti più noti della tribù jungle e che nel Viper propone inizialmente nel suo passaggio finale. Ce ne sarebbe abbastanza per ritenersi soddisfatti dopo appena mezz’ora, ma dalla borsa continuano ad uscire perle come “138 Trek” di Zinc, gli immancabili dubplates nell’altrettanto irrinunciabile momento dupstep, con le voci di David Rodigan, Dizzie Rascal e l’immensa “Witness” di Roots Manuva. Il tutto mentre lo scatenato Stamina Mc accompagna la musica con interventi caldi e mai inopportuni, ballando, improvvisando e regalando sorrisi alle signorine sotto il palco. Dalle profondità tanto in voga in questi ultimi mesi l’attenzione torna a canoni più dnb, sui quali anche gli inserti dell’Mc risultano più efficaci, mentre il pubblico, non numerosissimo ma instancabile, segue con grande partecipazione nonostante il volume dell’impianto troppo basso per certi beat. Il finale segna un progressivo ritorno alle origini con la calda voce di Dennis Brown in “Sitting and watching”, “The Israelites” e “Is this love” che trainano nuovamente l’intro di Raversfacendolo scivolare fino all’anthem “Original Nuttah” che Stamina esegue direttamente nella dancefloor circondato dall’entusiasmo dei presenti,  accompagnando il Viper fino al remix di “A change is gonna come” e alla voce di Sam Cooke. Ultima chicca della formidabile coppia prima delle luci e dei meritatissimi applausi.

 

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Alla Brixton Academy notte Hospitality da leggenda

di Benedetto Marchese

Il meglio della scena drum and bass attuale in uno dei locali più affascinanti che Londra possa offrire. Dopo le strepitose serate al Matter di Greenwich, la Hospital Records ha colpito ancora una volta nel segno spostando all’O2 Academy di Brixton l’appuntamento più seguito della scena, che venerdì 24 settembre come prevedibile ha fatto segnare il tutto esaurito. “Una notte leggendaria” come l’ha definita Tony Colman, boss Hospitality e dj dal tocco finissimo, nel salutare e ringraziare le quasi cinquemila persone arrivate da ogni latitudine, Italia compresa (andata e ritorno per chi scrive). High Contrast ed Andy C, Fabio e London Elektricity, Danny Byrd e Netsky, Darrison, Mc Dynamite ed Mc Wrec; alternatisi uno dopo l’altro a piatti e microfoni in quello che è stato senza ombra di dubbio uno degli eventi più importanti degli ultimi mesi, confermando l’etichetta attiva ormai da una quindicina di anni come la più influente e seguita. Basta pensare al numero di presenze e l’offerta di una città che nella stessa sera proponeva anche Pendulum e Roni Size in altri locali per capire quanta attenzione ci sia verso tutto ciò che viene prodotto dalla label il cui logo campeggia in centinaia  di tshirt. Abbondanza musicale inimmaginabile per quanto ci riguarda, unita non solo ad un livello qualitativo altissimo, ma anche ad un’organizzazione ben al di sopra dei nostri standard: agilissima prevendita online, code snelle all’ingresso e soprattutto clima molto tranquillo all’interno. Un successo che deriva probabilmente anche dalla gestione e dalla cura dei dettagli, dalla promozione attraverso i vari social network, al merchandising fino all’utilizzo di un sound system potentissimo rodato nelle tante serate al Matter. Ma la notte Hospitality a Brixton “dove convergono tutte le strade” come recita lo spot da 23mila contatti su Youtube, è stata memorabile soprattutto sotto l’aspetto musicale, ad iniziare dal set di Colman-London Elektricity supportato dall’ottimo Mc Wrec. Un’esibizione caratterizzata dal raffinato stile tipico del progetto e da numerose incursioni nelle latitudini dubstep accolte con grande entusiasmo dal pubblico, prima del trionfo finale con la splendida “Just one second” cantata live da Esla Esmeralda. Appena il tempo di guardarsi intorno nel maestoso scenario dell’Academy che va riempiendosi, e sul palco arriva High Contrast per uno dei set più belli dell’intera serata. È da poco passata l’una e il ragazzo di Cardiff propone il meglio di una produzione dallo stile inconfondibile con passaggi sulla stupenda “If we ever”  e i classici del suo repertorio fino al capolavoro finale dell’emozionante remix di “Baba O’Reily” degli Who che raccoglie l’entusiasmo di un pubblico pronto a vivere fino all’ultimo pezzo un evento incredibile. Subito dopo è la volta dell’uomo del momento in casa Hospital: la consolle passa infatti a Danny Byrd, il cui singolo “Ill Behaviour” e l’album in uscita “Rave digger” stanno catalizzando l’attenzione di tutta la scena. Supportato da un Mc Dynamite in gran forma il produttore di Bath passa abilmente da uno stile all’altro, da “Talkbox” di dj Fresh alle incursioni nella jungle della prima ora con “Out of space” e General Levy fino al monumentale campione di “Apache” dell’Incredible  Bongo Band, alla disco anni ’90 e alle sonorità più attuali. Un set davvero interessante che anticipa l’arrivo alla consolle dell’ospite Andy C, accolto dall’ovazione dei cinquemila che poco dopo le 3 continuano ancora a ballare senza sosta. I giovani ravers accalcati nelle prime file, gli altri a seguire, fino alla platea del secondo piano, da dove seduti su comode poltroncine si può tirare il fiato godendo dello splendido spettacolo di luci, laser e suoni mentre il boss della Ram, in uscita in questi giorni con il capitolo numero 5 di “Nightlife” e presto protagonista di un documentario interamente dedicato a lui, tiene fede alla sua fama con un set potente e caratterizzato da un sound più cupo e duro. I bassi arrivano al petto, alle gambe stanche ma che non ne vogliono sapere di fermarsi, e si addolciscono solo quando i piatti passano a Netsky. Il talento belga che ha stupito tutti con il suo album d’esordio, inizia alla grande con la coinvolgente “Escape” eseguita dal vivo da Mc Darrison, in quello che è probabilmente il culmine di un party che non finisce di sorprendere, annullando stanchezza e fatica, ma non il passare inesorabile delle ore che costringe a lasciare l’Academy mentre il veterano Fabio prende il posto del giovanissimo collega. Nel freddo pungente di fine settembre la strada da seguire non è più quella di Brixton, bensì quella  verso l’aeroporto fuori città, con addosso le emozioni di una serata unica e negli occhi il fascino dell’alba sul Tamigi.

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Al Dresscode ottimo set di Sigma aspettando Pendulum

di Benedetto Marchese

Dopo l’inatteso forfait di Tc solo due settimane fa, il programma Massive Night del Dresscode ha ripreso spedito il cammino che sabato 13 marzo lo porterà ad ospitare il dj set degli attesissimi australiani Pendulum con Mc Verse. Ad anticipare l’esibizione dell’acclamato gruppo di Perth è stato però Cameron Edwards del duo londinese Sigma, il quale sabato si è esibito nel locale di Ponsacco senza il gemello di consolle Joe Lenzie, ma comunque  bravissimo nell’intrattenere l’ormai fedelissimo pubblico del club. Settimana dopo settimana infatti la serata drum and bass del locale continua a raccogliere i frutti degli sforzi e dell’impegno profusi in questi mesi per tenerlo il al centro di una scena italiana quanto mai attiva ed instancabile nel proporre eventi di altissimo profilo. Dai grandi nomi fino ai giovani interessantissimi come Sigma, autore di un dj set più che convincente, capace di spaziare dalle produzioni più recenti a vere e proprie chicche di qualche tempo fa. Il duo Sigma è uno dei più seguiti nella scena, con brani pubblicati fra le altre per Full Cycle, Hospital, nonostante sia attivo solo dal 2007. La loro hit “All Blue” è stato infatti il singolo più scaricato dal portale Drum and bass Arena, a testimonianza di quanta attenzione ci sia nei confronti di Edwards e Lenzie anche da parte dei media specializzati. Un talento dimostrato appieno al Dresscode dopo un inizio velocissimo e la splendida “Let the story begin” di Sub Focus, proseguendo con l’immancabile “Welcome to Jamrock” di Damien Marley e l’affascinante “In love” di Jenna G.  Fra brevi incursioni in sonorità più dub step ed echi di jungle old school, la serata ha avuto due passaggi fondamentali: nel primo con un remix di “Come around” di Collie Buddz suonata con Planet Dust dei Bad Company. Nella seconda ecco lo storico ritornello di “Apache” di Michael Viner’s Incredible Bongo Band accennato e poi sfumato in “Follow the light” di Sub Focus, una delle produzioni più belle degli ultimi anni. Talento e stile, senza ombra di dubbio il modo migliore per prepararsi all’incombente show di Pendulum.

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Il talento di Taxman premia la Massive Night del Dresscode

di Benedetto Marchese

Locali e realtà come il Matter o il Fabric sono lontanissimi, ma il Dresscode di Ponsacco nella sua versione “Massive Night” continua a proporre appuntamenti degni di nota, in un panorama nazionale nel quale sonorità e protagonisti della drum and bass sono tornati finalmente a riempire le programmazioni di moltissimi club. Un a proposta quella del locale toscano, che svaria dai mostri sacri come Aphrodite ai giovani e promettenti produttori come Taxman, il quale ieri sera nel primo evento del 2010, ha dato prova del talento riconosciutogli dai più importanti protagonisti della scena. Non potrebbe essere altrimenti per Dominic Tindill, cresciuto musicalmente sotto la guida del fratello Adam, meglio noto come Original Sin e subito arruolato nella scuderia Ganja Kru/True Playaz dell’icona Dj Hype (prossimamente a Bologna), al fianco di Zinc e Pascal. Una fiducia che Taxman, ha ricambiato con brani ormai immancabili nelle borse dei suoi colleghi come “Too bad” o “Original Ninja”  il cui intro ha aperto il suo set al Dresscode. Salito tardissimo alla consolle con spliff d’ordinanza e aria soddisfatta da raver passato in poco tempo da una parte all’altra della dancehall; dopo l’ottima introduzione dalle crew di casa Nu Combo/Lookilla, Taxman ha dato il via alla sua esibizione,  la prima in Italia, partendo subito fortissimo con beat pesanti e brani alternati in brevissima sequenza per testare l’attenzione e la predisposizione di un pubblico ormai rodato e sempre numeroso. Un’intesa subito sancita dalla risposta entusiasta della gente che ha visto il dj alternare ritmi funk e bassi profondissimi a beat spigolosi ben oltre i 180 bpm rallentati fino agli attualissimi e non sempre coinvolgenti riverberi dub step. Una varietà di stili che ha tenuto sempre viva l’attenzione su un set che ha spaziato in tutti gli angoli del genere, riscoprendo la magnifica “Lk” di Dj Marky e l’intramontabile capolavoro di Shy Fx “Original Nuttah” con la voce di Uk Apache. Il tutto arricchito da echi jungle e preziosismi tecnici mai banali. Acclamato in patria per le sue più recenti produzioni, Taxman ha dimostrato di meritare il successo fin qui ottenuto applicando senza difficoltà talento e creatività anche ad un set di due ore. Duttilità dimostrata al contempo anche dalla programmazione di un locale che può già permettersi di proporre con ottimi risultati artisti da noi meno noti ma di sicuro avvenire.

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Al Dresscode lezione di club culture firmata Aphrodite

di Benedetto Marchese

Allerta meteo, neve e ghiaccio ovunque; un monito abbastanza chiaro: “mettersi in viaggio solo se necessario”. Aphrodite che suona a cento chilometri da casa è un motivo più che valido per pattinare sull’autostrada in un sabato sera deserto e raggiungere Ponsacco ed il Dresscode, nel rinnovato club la cui serata “Massive Night” continua ad offrire eventi di grande livello. Se nell’ultimo decennio hai visto quasi tutti i personaggi fondamentali della scena, collezionando dj set come appuntamenti unici non puoi perderti Gavin King, un pezzo di storia passato dai rave illegali alla jungle, dalla drum and bass alle sfumature più attuali e recenti senza mai perdere la classe degli esordi. L’inizio è curato dalle crew di casa, Nu Combo, Numa e Lookilla, che scaldano l’ambiente con un po’ di classici reggae che gradualmente accelerano verso ritmi più veloci, mentre fra scivoloni ed imprecazioni per il freddo all’esterno la dancehall si riempie in attesa dell’ospite. Si fa attendere quasi fino alle due Aphrodite, il quale solo pochi minuti dopo è già pronto per far ballare giovani e meno giovani con una prima parte di set dedicata ai brani più attuali dalla marcata impronta Ram con la hit “Rock It” di Sub Focus fra le più intriganti. Essenziale nei passaggi, senza pose e con pochi fronzoli il dj che ha suonato davanti a migliaia di persone in ogni parte del pianeta, per quasi un’ora passa in rassegna il meglio delle ultime produzioni, prima di spostarsi su una seconda parte intrisa di jungle e perle più o meno note. Lo spartiacque è il remix di “Under mi sensi” di Barrington Levy, masterpeice assoluto che rallenta i bpm solo per pochi secondi per riprendere sulle cadenze che segnano il resto della serata; brani dagli affascinanti inserti vocali si alternano a vere e proprie chicche come il passaggio su “Stalker” immortalata in una delle scene più significative del film “Human Traffic”. Qui non c’è bisogno di chiedere Jungle al dj come i due protagonisti della pellicola, nel suo set lineare e perfetto Aphrodite soddisfa ogni desiderio di un pubblico variegato ma attentissimo, che lo segue in ogni passaggio fino a remix storici; quelli che anni fa richiedevano interi pomeriggi per essere scaricati da Napster. Ecco allora “Ready or Not” dei Fugees e gli accenni reggae di “Welcome to Jamrock”, mentre nessuno, dopo più di due ore accenna a lasciare il proprio posto, compreso il veterano dietro ai piatti che girano quasi fino alle prime luci di un’alba gelida ed ovattata. Un altro prezioso frammento di storia della club culture da conservare con cura sulla strada verso casa.

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Congo Natty infiamma il Viper, l’Italia riscopre la Drum and Bass

di Benedetto Marchese

Trascorsi ormai più di dieci anni, fa un certo effetto ritrovarsi nuovamente in coda per un evento drum and bass con guest d’Oltremanica dopo le tante serate passate al Maffia, nell’indimenticabile oasi della club culture italiana che ormai da qualche mese ha chiuso i suoi gloriosi battenti. Mentre in Inghilterra con il passare del tempo l’attenzione verso il genere è cambiata ed è rimasta legata principalmente ai grandi eventi, in locali come Fabric e Matter su tutti, qui da noi dopo anni di buio totale la drum and bass si è improvvisamente ritagliata uno spazio importante attirando l’interesse dei più giovani. Allora erano Reggio Emilia ed il locale che ha importato, con Pergola e Brancaleone, uno dei generi più affascinanti della produzione elettronica inglese. Oggi, a segnare un graditissimo ed insperato ritorno di certe sonorità, sono fra gli altri i toscani Dresscode di Ponsacco con “Massive Night” ed il Viper di Firenze con la serata “Alter Nite”; che negli ultimi mesi hanno coraggiosamente scommesso, e fin qui stravinto, provando a proporre musica drum and bass ad un pubblico in larga parte nuovo, così come sta accadendo con confortante continuità molti altri locali italiani. Alle consolle negli ultimi mesi si sono alternati Benny Page e Storm, Dillinja e Simon Bassline, fino a Congo Natty e Tenor Fly che ieri sera hanno infiammato il locale fiorentino con un set old school in puro stile jungle. L’ex Rebel Mc, figura leggendaria della scena, è stato accolto con grande entusiasmo da un pubblico che non si è risparmiato nelle due ore aperte e concluse dal reggae che agli albori ha ispirato tutto il genere, dal “Chase the devil” in apertura a “One Love” per il gran finale subito dopo il masterpiece “Junglist”, in assoluto uno dei pezzi più belli dell’intera scena. Dreadlocks raccolti,  barba incolta e spliff per il Rasta che ha unito le sonorità reggae ai primi ritmi jungle negli anni Novanta, rime incessanti e continue citazioni per l’mc Tenor Fly, voce storica ed inconfondibile come quella di Uk Apache. La vecchia scuola davanti di fronte ai nuovi soundboys i quali, ottimamente istruiti dai dj resident, seguono i due protagonisti della serata in un viaggio sonoro che ripercorre tutto il meglio della produzione di Congo Natty, passando attraverso i grandi classici giamaicani; accennati vocalmente oppure fatti girare in loop nei vinili le cui puntine spesso si alzano per tornare indietro e ripartire da capo. Exodus diventa Police in Helicopter, mentre il sottofondo rimane costantemente su sonorità jungle e drum and bass e il carismatico Congo Natty invita a più riprese la gente a celebrare con gli accendini le liriche dell’mc. Vecchi leoni e giovani kids che al Viper come al Dresscode dimostrano di apprezzare gli sforzi e l’audacia organizzativa di chi prova a proporre qualcosa di diverso e suggestivo. Avanti così, si può solo migliorare.

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