di Benedetto Marchese (@dettobene)
Scudetto claret & blue, martelli incrociati e un pallone di cuoio. No, questo non è il West Ham e Londra è lontanissima ma a Quarto, sobborgo flegreo a nord-ovest di Napoli, il club della working class per antonomasia ha ispirato un gruppo di ragazzi che con pochi mezzi e tanta passione ha dato vita al progetto “Quartograd”. Una squadra dilettantistica iscritta al campionato di Terza Categoria, fondata su valori come l’aggregazione sociale e l’antirazzismo; un progetto in antitesi al ‘calcio moderno’ e ai suoi meccanismi legati al business e alla vittoria ad ogni costo. Bandiere No Tav, striscioni su Cucchi, Aldrovandi e Paolo Scaroni, o di sostegno alla Palestina, accompagnano ogni settimana i giocatori del Quartograd che domenica a Marano saranno attesi da un scontro al vertice contro la squadra locale.
Dopo aver scoperto questa bella realtà grazie al grandissimo lavoro dei ragazzi di Sportpeople, ho chiesto al presidente dell’associazione Giorgio Rollin di raccontare la storia di questo club che si batte per i veri ideali del calcio.
Nel desolante panorama italiano il ritorno ad un ‘calcio popolare’ rappresenta qualcosa di significativo, come nasce Quartograd e qual è l’origine del nome?
L’A.S.D. Quartograd, nasce ufficialmente il 26 di Giugno del 2012, ma le sue radici gettano le basi molto lontano. Era Gennaio del 2010 quando un gruppo di compagni appartenenti alla Sezione di Quarto (Na) del Partito dei C.A.R.C. acronimo di Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo, dava vita alla “I Edizione del Torneo Antifascista e Antirazzista di calcio a 8”. Doveva essere un gioco e un modo per racimolare un po’ di soldi per i compagni imputati in vari processi (Lotta al Fascismo, per aver partecipato alle lotte ambientaliste antidiscarica ecc). L’Antifascismo e l’antirazzismo era ed è ancora la discriminante fondamentale per prendere parte al Torneo, insieme al desiderio e alla voglia di allontanarsi da un calcio che oramai è sempre più marcio e lontano dalla gente comune, quella che la mattina si alza e va a lavorare e senza lavorare non può stare. In un Paese che va a rotoli è inconcepibile che quattro privilegiati prendano milioni di euro per correre e divertirsi dando calci ad un pallone, insomma oramai il tanto odiato calcio moderno non è nient’altro che un’industria di soldi, in cui si specula sulla popolarità di quello che è secondo noi uno degli sport più belli al mondo e sulla passione di centinaia di migliaia di persone. Convinti che questo, come tutti gli sport di squadra, abbia un ruolo sociale e pedagogico fondamentale, nell’educazione di ogni individuo decidemmo di imbatterci in questa impresa. Alla I Edizione del Torneo parteciparono 8 squadre, per un totale di 150 ragazzi, che si fronteggiarono sui campi di via Learco Guerra (dove svolgiamo tutt’ora il Torneo), da quell’esperienza l’idea di riproporlo nel periodo estivo di quell’anno (iniziare a Maggio e finire ai primi di Agosto).
La II Edizione fu un vero e proprio successo, il numero di partecipanti raddoppiò mentre la partecipazione al Torneo divenne sempre più popolare variopinta e massiccia: la nostra cittadina incominciò a dividersi in fazioni che tifavano per una piuttosto che per l’altra squadra, una serie di giornali locali si interessarono al fenomeno facendoci un po’ di pubblicità. Nella III Edizione il Torneo Antifascista di Quarto diventava un vero e proprio campionato parallelo a quello della Serie A (iniziò a Gennaio e finì ad Agosto) 20 squadre tutti contro tutti in un unico Girone all’Italiana, 400 gli iscritti, centinaia i Tifosi; un programma settimanale, autoprodotto che intervistava i protagonisti della settimana e faceva vedere la sintesi delle partite, 50° Minuto, in ricordo del “nostalgico” 90°Minuto (perché a calciotto i tempi sono due da 25’Minuto); un collettivo di gestione diviso in diverse commissioni.
Un Account FB e un canale Youtube, pubblicizzavano la cosa sulla rete, avevamo raggiunto il nostro salto di qualità definitivo, da cosa ristretta ad un gruppo di compagni e amici, stavamo arrivando praticamente a tutto il territorio Flegreo, non vi erano più solo squadre di Quarto, ma praticamente da tutta la provincia di Napoli.
Da Quest’esperienza ci venne in mente di fondare una vera e propria squadra da iscrivere in un Campionato Ufficiale (FIGC III Categoria di Napoli), per iniziare a portare la nostra esperienza a contatto con altre realtà, in modo tale da poter “infettare” con il nostro progetto, quante più persone e contesti nuovi possibili.
Così, partendo dai giocatori che partecipavano al Torneo, organizzammo uno stage per selezionare la rosa della squadra; in 80 si sono presentanti allo stage e la scelta (presa da una commissione tecnica) è stata davvero difficile. A quel punto dovevamo solo scegliere il nome della nascente Associazione Sportiva Dilettantistica, altra scelta molto ardua e difficile, scegliemmo dopo diverse discussioni e anche qualche litigata il nome di Quartograd. Il riferimento è a ovviamente a Stalingrad, in quanto eravamo tutti d’accordo che “come a Stalingrado non passarono i Nazisti, sui campi in cui gioca il Quartograd non passeranno il Fascismo, il Razzismo e l’odio verso il diverso”, fu questa considerazione a mettere tutti d’accordo.
Il discorso può essere esteso alle gradinate: nelle categorie superiori tessere e divieti hanno contribuito a spegnere la passione dei tifosi, voi invece riuscite a portare gente allo stadio, soprattutto in trasferta e ad utilizzare gli striscioni come efficace mezzo di comunicazione. Quanto è importante all’interno del progetto il sostegno dei tifosi che vi seguono?
Il Collettivo di Tifosi che segue il nostro progetto è importante quanto la squadra e il collettivo dirigenziale. Da subito abbiamo deciso d’impostare l’asd in modo tale che alle riunioni in cui decidiamo le linee di sviluppo del progetto, oltre ai compagni che partecipano al collettivo dirigenziale, prendono parte anche due componenti della squadra e un rappresentante della tifoseria; ciò va praticamente controtendenza rispetto a quanto siamo abituati a vedere oggi nelle altre società. Qui tutti sono fondamentali e possono dire la loro; squadra, tifosi e dirigenza sono tre collettivi che mensilmente si confrontano e dibattono su problematiche e difficoltà affrontate durante la settimana.
Il Quartograd è riuscito a coinvolgere in questo modo una cittadina intera; siamo in III Categoria e quindi rappresentiamo gli ultimi degli ultimi del calcio dilettantistico ma ogni domenica sui gradoni degli stadi in cui giochiamo (quando ci sono) vi sono almeno cento persone che assistono alle nostre partite: giovani, pensionati, disoccupati, casalinghe, mogli dei calciatori, madri, figli, tutti insieme a supportare con la loro presenza un progetto che sentono proprio.
Per anni il calcio è stato utilizzato da chi di dovere per mettere masse contro masse, per alimentare una guerra tra poveri; noi invece dimostriamo che è possibile rigettare al mittente ogni tentativo di dividerci e utilizzare anche il tifo in modo diverso. Lanciando appelli, sostenendo campagne (come quella per i numeri identificativi sulle fdo) o denunciando abusi (Caso Cucchi) oppure prendendo posizioni (Corteo Contro la Repressione di Teramo). I nostri nemici non sono certo i ragazzi che incontriamo sui campi in cui andiamo a giocare, loro al massimo sono delle vittime delle stesse contraddizioni che ogni giorno viviamo noi in questa società; i nostri nemici dichiarati sono piuttosto coloro che ci costringono ogni giorno a vivere in territori sempre più devastati da politiche antipopolari di devastazione e saccheggio, di abbrutimento morale, sociale ed economico, in cui regnano disoccupazione, mancanza di servizi e di diritti fondamentali (istruzione, sanità, mobilità, casa ecc). Il Quartograd ha dato un esempio concreto da questo punto di vista: le masse popolari autorganizzate possono tutto, anche senza proprietari, presidenti e padroni che le comandano. Dobbiamo essere un esempio per quanti oggi giorno non ne possono più, di pagare sulla propria pelle il prezzo di politiche scellerate di macelleria sociale attuate dai vari Governi, solo uniti, collettivizzando anche i problemi possiamo distruggere il nostro nemico. Hai bisogno di una casa? Organizzati in un comitato e occupala. Hai bisogno di un lavoro? Organizzati in liste dei disoccupati con altri e lotta per ottenerlo. Hai bisogno di spazi di aggregazione? Organizzati con altri giovani e occupa.
Quartograd rappresenta forse anche a livello europeo uno degli esempi più efficaci di contrasto al ‘calcio moderno’, tema molto attuale soprattutto in Inghilterra dove il processo di cambiamento del football è iniziato con largo anticipo. Secondo te cosa possono fare i tifosi per invertire questa tendenza per rimettere in primo piano gli aspetti più affascinanti di questo sport?
Penso ad una campagna reale, che potrebbe e dovrebbe partire a livello nazionale tra quanti realmente non ne possono più e vorrebbero ripartire da quelli che sono le radici di questo bellissimo sport, iniziando dai tifosi e dagli appassionati che in questi anni sono stati umiliati dagli scandali e dalla repressione. Potrebbero ragionare su un vero e proprio boicottaggio del cosiddetto calcio che conta, quello in cui girano i soldi, bloccare l’economica mettendo un vero e proprio freno a tutto. Mi spiego meglio: Aumentano i biglietti e le norme di restrizione per l’acquisto ? Non andare piu’ allo stadio. La Pay Tv ? Boicottala, oppure invece di fare 50 abbonamenti, ne facciamo uno e guardiamo tutti la partita insieme. Se ami questo sport, non scommetterci su, ogni euro dato allo SNAI è una coltellata al pallone di cuoio. Hanno capito che sulla passione dei tifosi si può lucrare, e per tale motivo stanno cercando di spolparci fino in fondo. Cosa farebbero se improvvisamente si svuotassero gli stadi e si riducessero del 50% scommesse e abbonamenti alla PAY- TV?. Agli appassionati veri, dico: ricominciate dalle origini, dai campi di periferia, quelli di terra battuta, in cui fango e sudore si mischiano in uno strano tanfo e dove non esiste alcuna gloria se non quella di urlare goal.
Al di là dell’aspetto strettamente calcistico cosa chiedete a giocatori e staff tecnico e come finanziate il progetto?
Ai nostri ragazzi, chiediamo di tradurre in campo, i valori e gli ideali che ogni giorno noi portiamo nelle strade, nelle piazze e negli stadi. A loro infondo è affidato il compito più arduo e difficile, quello di competere, agonisticamente e dimostrare che “Un Altro Calcio è Possibile”. Il progetto si autofinanzia tramite, cene, feste e attraverso donazioni di singoli, piuttosto che attraverso una quota mensile di 20€ che versano i calciatori. Abbiamo fatto delle Tessere di Sostegno Economico al progetto, una sorta di abbonamento che però non serve ad accedere allo Stadio (l’ingresso è gratuito e aperto a tutti), ma finanziano il Quartograd.
Quartograd non è solo calcio ma anche impegno sociale e aggregazione. Un punto di riferimento per i giovani in un territorio in cui insidie e problemi non mancano. Quali sono state in questo senso le difficoltà incontrate fino ad ora?
Le difficoltà sono tante, da trovare strutture che ci ospitano senza speculare sul nostro modo “diverso” di fare sport, fino al far capire a tutti di dover contare solo ed esclusivamente sulle proprie forze per andare avanti. Intorno a noi ci c’è chi lavora e chi studia anche se molti purtroppo sono disoccupati. In questo contesto le contraddizioni sono molteplici, noi cerchiamo di trattarle con un unico spirito, cerchiamo di essere inclusivi anche facendo le scelte più difficili, condividendo le decisioni e cercando di stimolare sempre il dibattito e il confronto tra le parti. Le nostre vittorie sono l’aver creato il confronto fra ragazzi che prima di questo momento mai si sarebbero sognati di partecipare ad un’assemblea di autogestione, piuttosto che coinvolgere e stringere legami con altre realtà, una su tutti i ragazzi di Frattaminore che dopo aver giocato contro di noi e aver conosciuto la nostra esperienza, hanno deciso di portare avanti una mobilitazione popolare sul proprio territorio per farsi affidare il campo comunale. Lo spirito di gruppo è un’altra vittoria fondamentale, come l’aver portato in III Categoria ragazzi che si sono completamente allontanati dal mondo del calcio perché nauseati dal marcio che ci gira intorno o che al contrario hanno giocato in Campionati di Eccellenza, Promozione, Serie D o ancora nelle giovanili di squadre professionistiche.
Dopo pochi mesi di attività il campionato sta andando alla grande e il progetto funziona, quali sono i prossimi obiettivi e dove vogliono arrivare Quartograd e la sua gente?
Vogliamo crescere e iniziare a muoverci sulle nostre gambe. Vorremo iniziare a lavorare con i bambini, spiegare a loro quello che noi abbiamo imparato durante il nostro percorso di vita: m’immagino una Scuola Calcio Popolare, in cui a secondo della propria condizione sociale le famiglie pagano una retta d’iscrizione per sostenere il progetto. Allargarci anche ad altre discipline, iniziare a sviluppare un principio ad ampio raggio di Sport Popolare, e per Tutti, magari creare una Polisportiva, curare il corpo insomma ossia curare il proprio equilibrio psico-fisico. Avanti Quartograd!