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L’ultima partita a porte aperte

di Dettobene

L’atmosfera è strana, incerta e un po’ surreale. Probabilmente l’ultima partita a porte aperte del calcio italiano poteva capitare solo a noi che di situazioni balorde ne abbiamo vissute parecchie, tipo a Pescara costretti a star fuori perché non ci facevano i biglietti, o a Cesena la sera di Raciti.
In fondo non mi sorprenderei di arrivare sotto la Ferrovia e sentirmi dire “è cambiato tutto, non si può entrare”. Fortunatamente non è così anche se il clima è diverso e non c’è coda, alla fine sono le ultime quattro ore che si possono passare in mezzo a un po’ di gente.
A fianco a me al cancello un gruppo di ragazzi si sente dire dallo steward “non potete entrare, non avente quindici anni”, “perché? siamo sempre entrati” ribattono loro con documento e biglietto alla mano. Ma dai? Oltretutto stasera con sta situazione? Poi non sono mica dei bimbetti. Mentre loro si guardano indecisi se andarsene, mi vengono in mente i racconti degli amici che hanno vissuto il calcio senza tornelli e biglietti nominali – quello che io ho conosciuto al tramonto – quando i fanti entravano col primo signore che gli capitava a tiro. Allora prendo sotto braccio un ragazzo e dico allo steward “lui è mio figlio, entra con me”. La risposta è uno sguardo perplesso ma Davide mi viene dietro e ne prende un altro “lui è mio figlio, lo accompagno io” e così fa il tizio davanti che ha seguito la scena, altri due o tre nel frattempo si infilano mentre lo sguardo dello steward è rassegnato.
Tutti dentro, c’è da veder vincere gli aquilotti.

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In trasferta con Phil, aquilotto di Aldershot

Phil Franklin a Salerno (foto Benedetto Marchese)

(@dettobene)

Ai tornelli del Picco è ormai un volto noto ma in trasferta non passa certo inosservato agli occhi degli steward, non solo per la stazza imponente ma soprattutto per le generalità dei documenti che rivelano immediatamente l’insolita origine britannica di Mr. Philip Franklin, classe 1950 e per tutti Phil, ormai assiduo sostenitore degli aquilotti sia in casa che fuori. È accaduto anche ieri pomeriggio ai cancelli dell’Arechi di Salerno, dove i ragazzi che hanno controllato il suo biglietto non hanno perso occasione per chiedergli delle sue origini e della sua passione. “E’ colpa loro” ha replicato sorridendo ed indicando i compagni di viaggio con i quali ha intrapreso il viaggio di 1300 chilometri fra andata e ritorno. Seconda trasferta stagionale dopo quella di Bari all’esordio e le molte delle ultime quattro stagioni, fra le quali Latina, Pescara, Lanciano, Empoli e Cittadella, sul pullman con i ragazzi della Curva Ferrovia o in auto con gli amici.
Una storia la sua che si unisce alle tante nate nel tempo grazie allo Spezia (anche con altri tifosi inglesi come protagonisti) e sempre caratterizzate da una grande passione, per il calcio ma anche per tutte le sensazioni ed esperienze ben più importanti che riesce a sviluppare. “Sono venuto per la prima volta in Italia in viaggio di nozze – racconta a Cds – era il luglio del 1982, la vigilia della finale dei Mondiali e c’era un’atmosfera incredibile. Poi nove anni fa mia moglie mi ha detto “Voglio una casa in Italia, voglio abitare vicino a questo posto, mi piace il nome” ha indicato Fivizzano sulla mappa così siamo finiti poco distanti, vicino a Villafranca. Ha deciso tutto lei – aggiunge con ironia – ma alla fine c’ho guadagnato io visto che all’inizio potevamo venire solo per alcune settimane all’anno poi da quando sono andato in pensione da British Telecom ho potuto iniziare a trascorrere qui diversi mesi, mentre lei lavora in Inghilterra”.

Da Aldershot sua città natale dell’Hampshire fino alla Lunigiana e al Picco, sempre con il calcio come filo conduttore. “Per quarant’anni ho seguito la squadra locale che ora milita in Conference – racconta – poi quando mi sono trasferito al Nord sono stato abbonato per una decina di stagioni al Newcastle fino a che mi sono stufato perché l’atmosfera del calcio inglese era sempre più sterile, io quando guardo una partita allo stadio voglio stare in piedi e lì non è più possibile, solo a Leeds i tifosi continuano a farlo. Stando qui mi è tornata la voglia di andare allo stadio, conoscevo solo il Genoa poi ho scoperto dal giornale che c’era anche lo Spezia ma non sapendo come fare per i biglietti ho chiesto ad un anziano amico del Bar Nello di Vilallafranca che tifa il club. inizialmente non è riuscito ad aiutarmi poi il giorno dopo mi ha rassicurato: “c’è una persona che ti vuole parlare” ed è arrivato Vinci. Non lo conoscevo ma poco dopo ha detto “ok, tu puoi venire con noi” ed eccomi qui a Salerno – sottolinea ridendo – per colpa sua”.
Un paio di birre, qualche racconto con uno dei baluardi del tifo aquilotto in Lunigiana, ed ecco quattro stagioni di partite in viale Fieschi e in giro per l’Italia, di cui tre da abbonato, l’ultima delle quali iniziata da pochi giorni. “Ho visto la prima partita in Coppa Italia nell’agosto 2012, era Spezia-Sorrento (4-1 il finale). La prima cosa che ho pensato entrando in curva? Ho respirato la stessa atmosfera che c’era in Inghilterra trent’anni fa: qui è tutto completamente diverso, c’è un gran tifo e si può stare in piedi, un atteggiamento che mi piace, perfetto. La prima trasferta l’ho fatta a Castellamare di Stabia e poi tutte le altre. Devo dire grazie a Vincenzo – precisa – senza di lui non avrei mai visto lo Spezia e incontrato tanti nuovi amici che sono contentissimo di aver conosciuto, lui è molto generoso e come diciamo in Inghilterra “madder than a box of frogs”, più pazzo di una scatola di rane”. Il sorriso che segue è lo stesso che accompagna le ore spese al seguito dgli aquilotti, unito alla curiosità nel vedere luoghi e stadi sempre nuovi, con buona pace della moglie. “Ah lei è crazy più di me – sorride – un giorno è uscita per comprare un frigo ed è tornata con un’auto, per lei non c’è problema se vado in trasferta. A 65 anni cerco di vivere ogni giorno nel modo migliore – conclude – quando mi chiamano per una nuova avventura con lo Spezia rispondo sempre ‘si’, mi preparo e vado volentieri”. Livorno è dietro l’angolo.

(pubblicato su Cittadellaspezia il 20 settembre 2015)

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